Il canto della sirena

In ginocchio, tengo le cosce avvicinate. Ho i glutei che si appoggiano sui talloni e le mie labbra, semichiuse, pronte a ricevere quello che, ormai, non riesce piu’ a star dentro ai suoi pantaloni.

Lo prendo in mano e lo stringo appena. E’ bello sentirlo crescere tra le dita, mentre mi lascio inebriare dal suo odore. Amo l’odore dell’uomo eccitato. Lo amo per infiniti motivi, ma soprattutto perche’ e’ l’odore del sesso, che mi permette la fuga, la liberta’, la beatitudine dell’oblio quando ho bisogno di quell’oblio. E se mi ubriaco di quell’odore, non esiste nient’altro. I ricordi, i sogni, i fantasmi del passato, tutti i problemi del presente… scomparsi. Divento una creatura di pura sensazione, puro desiderio. Divento me stessa.

“Rilassati”, gli comunico senza parlare, semplicemente guardandolo negli occhi. “Devi solo godere”.
Lo ha gia’ eretto quando inizio a leccarlo. Lo voglio lubrificare bene prima d’avvolgerlo con le labbra, piano, facendolo entrare con delicatezza, continuando ad irrorarlo di saliva e a stimolarlo con la punta della lingua, senza distogliere mai i miei occhi dai suoi, avidi di godimento.

E’ cosi’ che il calore della mia bocca s’impossessa del suo membro. Lo prendo tutto, fino in gola. E’ turgido e lo sento spingere sul palato. Non riesco neppure a respirare, ma non importa: a me piace cosi’. E quando mi ritiro, un sottile filo di saliva resta sospeso, a unire le mie labbra alla punta del glande. Poi lo avvolgo nella mano e lo massaggio con le dita rese scivolose dalla saliva, seguendo il ritmo delle natiche che, quasi a voler penetrare il vuoto, lui sospinge verso di me, mentre con l’altra mano gli comprimo delicatamente i testicoli, procurandogli una morbida sofferenza mista a piacere.

Quando mi afferra la testa per attirarla verso di se’, capisco che la mano non gli basta piu’, allora glielo riprendo in bocca, facendo scorrere le labbra lungo tutta la lunghezza dell’asta, succhiandolo, ed e’ sufficiente qualche ciucciata piu’ decisa, per portarlo a un passo dal godere. E’ la pressione nei suoi fianchi che monta sempre di piu’ a dirmi che sta per venire. Cerca di trattenersi, ma non ce la fa…
Percepisco l’eiaculazione un attimo prima che arrivi. Gli esce un gemito, come per avvisarmi, ma io gia’ lo so. La sua testa e’ spinta all’indietro da una forza invisibile ed e’ in quel momento che glielo ciuccio ancor piu’ forte, ingorda, e il suo gemito si trasforma in un sussulto violento, mentre il mio palato e’ inondato da fiotti caldi del suo orgasmo. E anche quando e’ tutto finito, lo trattengo in bocca, ancora un po’, insieme al suo seme… prima di deglutire.
Alzo lo sguardo e con un sorriso gli faccio capire che anche a me e’ piaciuto. Tutto e’ avvenuto senza parole. In fondo, in certi momenti, le parole non servono a molto. Fin quando lui non rompe il silenzio. Chinandosi verso di me, sommessamente, mi dice: “Non so neppure come ti chiami…” ed io, passandomi il pollice sulle labbra, per togliere anche l’ultimo residuo rimasto, penso che anche stavolta dovro’ inventarmi un nome, tanto per soddisfare, oltre a certe voglie, anche la curiosita’. E ricordando quello che mi fu dato quando mi predissero che con la bocca avrei potuto far impazzire qualunque uomo, maliziosamente gli rivelo che mi chiamo… Sirena.

5 risposte a “Il canto della sirena

  1. Ciao Klàra, Sirena,
    come stai?
    Inizio un po' in OT autoreferenziale, ma poi vengo al punto, se mi ricordi lo sai. Il fatto è che sto rimuginando una decisione drastica riguardo al mio “detestabile” blog, oramai in abbandono. A gettare uno sguardo al passato mi pare che il suo unico pregio sia stato quello di ricevere qualche sparuta tua visita. 🙂

    Quando ci rimugino su inevitabilmente ti penso e ho fisso il pensiero di venirti a fare un saluto quando sarà giunto il ferale momento. (Sul tuo blog intendo, non sto pensando ad un incontro presso un orologio di una lontana stazione ferroviaria sul Balaton).

    Perché sei intelligente e bella. Sempre. In eterno. Come si dice: in saecula saeculorum. E perché è stato divertente, persino istruttivo e costruttivo, nel mio piccolo, conoscerti.
    Sei talmente rara.
    Anche la maniera in cui è iniziata la nostra conoscenza… ma basta, sembra che ti stia già salutando adesso e non è ancora Tempo.

    Insomma ho pensato: be' vado a sbirciare un po' a casa di Klàra, giusto per vedere se c'è ancora, se non è stata distrutta da un qualche anticiclone siberiano. Altrimenti a chi porgere gli ultimi agonizzanti saluti? Se li porterebbe via il vento, siberiano.

    Be'… dato che c'ero confesso di aver dato un occhiata al tenore degli ultimi due post, questo e il seguente. Mi sono detto: perché no? D'acchitto ho scelto ovviamente questo, so che non ne sarai affatto stupita. E me lo sono letto. Avidamente.

    Ordunque, come avrai immaginato il punto dolente è sempre quello. Torniamo sempre lì. C'è poco da fare.

    E' il destino, sai? Non eravamo fatti l'uno per l'altra, e viceversa. Non v'è dubbio alcuno.

    Eppure tu già me lo facesti capire, con la schiettezza che sempre ti onora, che la leggera curvatura a sinistra non t'era tanto gradita. Quanto n'ebbi a patirne…

    Più m'inoltravo nella lettura del post e maggiormente si riapriva in me l'antica ferita. Inasprendosi. Ahi che dolor. Dolor del… Non oso dirlo.

    Già, non oso dirlo.
    Il punto è proprio questo.

    Il lessico. Soprattutto la poetica che lo sottende. La stessa che creò l'attrito tra noi, ancor più della blanda curvatura sinistrorsa. Una questione di poetica appunto. Attrito concettuale più che altro, restava sempre l'ammirazione per la blogger capace di forgiare la propria poetica anche attraverso il lessico. Roba da scrittori di libri stampati.

    Insomma, inoltrandomi nella lettura del post, riga dopo riga, cresceva in me il desiderio di carpire se non la natura, il nome di quell'oscuro oggetto del desiderio di cui parlavi con tanta foga e vera passione. Chi sarà mai mi sono detto. A chi sarà dovuta cotanta suspance? Chi è l'Innominato?

    –> SEGUE –>

  2. <---- PRECEDE
    Ebbene… l'attesa si prolungava, finché eccola, l'lluminazione. Quinto blocco, riga uno. A volerle contare sarebbe la ventisettesima riga.

    Siamo finalmente in presenza di Isso, l'eterno mascolino fattosi carne, finalmente nominato.

    Membro.

    Membro embè? Si dirà. Certo pare un po' poco, se si è un minimo obbiettivi, pure senza usare la lente di ingrandimento. Non che ne faccia una questione di dimensioni, mi darei la zappa sui piedi, sono normodotato o così pare.

    Poi membro è sempre meglio di pene, a mio avviso e se posso permettermi. Sai pene, vagina… mi vanno insieme all'esofago, alla cistifellea, alla narice destra e al sopracciglio sinistro. Non per avere qualcosa contro l'anatomia, per carità. Scienza tra le più nobili e utili.

    Però certe cose hanno pure altre valenze, significanze, accezioni. Ecco, non mi veniva, accezioni.

    Il membro appunto è già meglio, per quanto mi riguarda. Anche se poi bisogna specificare, perché membri sono pure quelli che siedono in parlamento. Potrebbe essere una metonimia, la parte per il tutto, alludendo alle teste degli stessi, d'ambosessi.

    Continuando a leggere ecco una boccata d'ossigeno: glande! E testicoli. Be', non c'è male. Nello stesso blocco. Uno sbizzarrimento totale.

    Bisogna ammettere che al principio del post c'erano stati pure dei glutei, che non è poco con i tempi che corrono. Capisco anche la difficoltà di definire la “questione”. Natiche è pure peggio se posso dirlo. E chiappe, chiappe… è cosi, così… Non è inaccettabile, si sa, altrimenti non mi sarei mai permesso. Sono così popolaresche le chiappe, come da canzone. Mi sanno di pane e salame, di ombrelloni e di ettolitri di crema protettiva spalmata sopra le suddette, che poi inevitabilmente va a formare chiazze oleose sul mare limpido e fermo, peggio del carburante delle barche.

    Anche chiappe non andava bene, in effetti. Che ci fai? Sono fuorimoda. Al limite quelle della nonna se proprio si deve.

    Proseguo nella lettura e noto con letizia la crudezza di quella “ciucciata”, declinata poi in prima persona: “ciuccio”. Caduta di stile? Manco per idea! Solo per chi non conosce i formalisti russi e la teoria relativa allo straniamento. Insomma, quando ci vuole ci vuole, altroché.

    Infine all'ultimo blocco di scrittura rieccolo, riappare Lui. Ma non dovevamo vederci più?

    Riecco il deus ex machina, l'asso di bastoni, il piripicchio, l'ammazzasette. Con rulli di fanfara.

    No, mi sono sbagliato, è stata una svista. Non viene più nominato, neppure come membro più o meno autorevole. Scompare, assieme al nome del tizio che lo teneva a pendaglio, tizio che conserva il fascino dell'anonimato. Segreto non rivelato. O perché semplicemente ininfluente. Povero eterno mascolino.

    Viszlat.

    Carlos

    Ps: non è finita, c'è il ps. Non so se sei tornata feroce e scudisciante com'eri prima che ci conoscessimo e ti raddolcissi un po' col mio candore. E comunque, l'accusa di supercazzola, come minimo, quella me l'aspetto se mi degnerai di una risposta.

    Ps n.2: volendo prenderti per stanchezza… volevo darti anche qualche ragguaglio di me. Le cose non mi vanno troppo bene, cara Klàra, nella vita. Soprattutto non sono mai riuscito ad addomesticare quel demonio del cane di Paolo il Russo, mi si rivoltà spesso contro. Sono in seria difficoltà riguardo a questo e vorrei liberarmene ma non riesco.

    Ps n.3: non c'è una fine al peggio. Così, perché ti voglio sempre bene e se non come cavaliere antico, ma da umile scudiero, voglio provare a esserti d'aiuto, e ti lascio un link che potrebbe esserti forse utile:

    https://www.youtube.com/watch?v=uvN7Z2oJHDY

  3. Carissimo Carlos, ho appena letto e moderato i commenti. Purtroppo adesso e' un po' tardi per risponderti e, del resto, non so proprio cosa potrei scrivere in aggiunta, se non che mi ha fatto piacere sapere che ogni tanto dai una sbirciatina.
    Se desideri, sono presente anche in Facebook, alla pagina:
    https://www.facebook.com/pages/Chiara-Di-Notte/256828594371825
    dove puoi inviare messagi e, magari trovarmi un po' piu' attiva, in quanto il blog richiede piu' tempo; i post sono diventati infatti piu' rari, anche se piu' elaborati.
    Ti aspetto.

  4. Grazie Klàra, cercherò di vincere la forte avversione e la ritrosia che nutro nei confronti di facebook, per venirti a salutare. E non ti dar pena a rispondere in maniera più approfondita a quello sproloquio di commento che ti ho inviato. Visto che la serata buttava così, ho oppurtunamente verificato leggendo altri tuoi recenti post e qualcuno di un lustro più antico. Forse non c'è tutta questa differenza dal punto di vista del lessico inerente la sfera sessuale. Anche se restano rari cazzi, culi e tette, con rispetto parlando. I primi due, le volgarizzazioni di membro e sedere, utilizzati per lo più in esclamazioni e modi di dire avulsi della sfera sessuale.

    Vabbè, lasciamo perdere…

    Ti lascio un'ultima considerazione: tra i post recenti di natura erotica o sessuale, quello che mi è più piaciuto (cioè eccitato) è il prontuario, manualetto sul cunnilingus. Insomma continuo a prediligere la Klàra saggista a quella più narrativa.

    Come si dice hasta siempre in romanì?

    Carlos