Questo e’ cio’ che accade

Scrivo raramente di politica italiana in modo diretto o post nei quali, comunque, critico in modo pesante l’Italia. So quanto sono orgogliosi gli italiani della loro nazione che considerano libera e democratica, a differenza di altre come la Russia, il Venezuela o addirittura l’Ungheria in cui, invece, a sentir loro, vigerebbe una dittatura piu’ o meno esplicita.

Oltretutto ce ne sono alcuni – i piu’ fanatici e permalosi – che non sopportano l’idea che chi e’ straniero esprima una minima critica nei confronti del loro paese o del loro amato leader, e quali siano le reazioni quando si verifica qualcosa del genere, lo possiamo osservare in questo eloquente video. Pertanto, sapendo bene in che genere di trappola andrei ad infilarmi scrivendo qualcosa che potrebbe essere interpretato come anti-italiano, da tempo ormai preferisco trattare argomenti diversi.

Tuttavia, oggi vorrei farvi partecipi di una storia che mi e’ stata raccontata. E’ una storia assolutamente vera ed ho avuto il permesso di diffonderla da chi l’ha vissuta in prima persona, della cui sincerita’ non ho motivo di dubitare. Spero cosi’ che chi ha deciso di perdere tempo a leggere questo blog, possa farsi un’idea di cio’ che e’ diventata Italia, un paese dove pare che “Democrazia” e “Stato di Diritto” siano sempre piu’ termini vuoti, privi di senso, agitati nel vento da una propaganda televisiva tesa a mistificare la realta’, ma che piu’ niente hanno a che fare con la patria di Cesare Beccaria.

“Seguo una causa per un gruppo di militari contro lo Stato. La questione riguarda il TFR. Abbiamo ragione da vendere e infatti vinciamo. Il TAR emette la sentenza in soli due mesi. Condanna l’Amministrazione a pagare il dovuto più le spese processuali.
Arriva anche una sentenza della Corte Costituzionale che conferma, quello che era stato già scritto dal TAR di Milano.
Il governo a questo punto non ha scampo: deve restituire un sacco di soldi a tutti i dipendenti pubblici, non solo militari, ingiustamente trattenuti dalle loro buste paga.
Cosa fanno? Pubblicano oggi un decreto legge. Nel decreto legge, in sostanza aggirano quello che è stato sancito dalle sentenze, sia del TAR che della Corte Costituzionale.
Ma la cosa secondo me peggiore, soprattutto sul piano etico, è che si stabilisce che i ricorsi pendenti sono automaticamente estinti e le sentenze (a meno che non siano già passate in giudicato) sono prive di effetti! Il che vuol dire tutte, perché nessuna ha avuto il tempo di passare in giudicato.
Quindi, in sintesi: lo Stato fa una cosa ingiusta. Il cittadino va dal giudice. Il giudice condanna lo Stato. Lo Stato, con un tratto di penna, cancella gli effetti della sentenza. Il cittadino si ritrova, in modo del tutto incolpevole, a pagare gli oneri legali della violazione commessa dallo Stato.
E vuoi saperne un’altra? La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha già condannato lo Stato Italiano per una cosa identica (cancellazione degli effetti di sentenze ope legis: caso Ambruosi, sent. 19.10.2000 ric. 31227/96).
Siamo alla totale negazione dello stato di diritto.
Praticamente siamo a livelli da dittatura sudamericana”.

Are you ready?

Stavo pensando che in Italia non state messi mica tanto bene in quanto a politica. Personalmente, sento di provare una certa simpatia per Beppe Grillo; mi piacciono le cose che dice, ma visto che in passato ho provato simpatia anche per altri personaggi che, poi, in seguito, si sono rivelati o dei coglioni o dei fetidi che hanno tradito le promesse fatte, stavolta ho difficolta’ ad esprimere un giudizio spassionato, poiche’ non vorrei sbagliare un’altra volta.

Pero’, pensando ai dubbi che possono prendere chi in Italia deve scegliere il proprio candidato alle prossime elezioni (se ci saranno e Napolitano e i boiardi di stato non le faranno saltare con la scusa dell’emergenza data dalla crisi economica), dubbi che sono inevitabili in un paese dove ormai quasi tutta la classe politica ha dato prova di inettitudine, di disonesta’, e anche di entrambe le cose, mi e’ venuto da creare questa vignetta che, in un’unica immagine, esprime tutto cio’ che vorrei esprimere.
Per fortuna, per un bel po’ di tempo, non dovro’ piu’ pensare alle vicende italiane e ai guai che aspettano un paese che per tantissimi anni ho creduto fosse il migliore al mondo, sotto ogni punto di vista. Ma come dicono qui in Russia: “Prima o poi tutte le cose, anche le piu’ belle, arrivano alla loro fine”.

Sondaggi

Pronto?
– Ehm… signore, scusi se la disturbo a quest’ora, ma ci sono delle novita’.
– Buone o cattive?
– Non molto buone, signore. Abbiamo avuto adesso i risultati dei sondaggi.
– Va bene, non stiamo a menare il can per l’aia e tagliamo subito la testa al toro. Quanti punti abbiamo perso?
– Ehm… dieci, signore. Decimale piu’, decimale meno.
– Dieci??? Ma siete sicuri?
– Si’, signore. Abbiamo rifatto piu’ volte la simulazione e non ci sono errori. Sono dieci punti.
– Questo vuol dire che…
– Questo vuol dire, signore, che attualmente ci attestiamo al sedici percento. Decimale piu’ decimale meno.
– E i nostri avversari? Il partito del nano? Non mi dirai che ci hanno sorpassati!
– Ehm… no, signore. Loro hanno perso anche di piu’. Si parla di dodici punti.
– Dodici punti? E a quanto sono? Al sei percento?
– Si’, signore. Decimale piu’, decimale meno.
– Questo vuol dire che ci sara’ un’astensione incredibile. Comunque, saremo il primo partito.
– Ehm… no, signore. Temo che non sara’ cosi’. Il fatto e’ che…
– Ecco si’, appunto, a quanto sta il comico?
– Al trentacinque, signore. Decimale piu’, decimale meno.
– Ma siete impazziti??? Ma com’e’ possibile?
– Sembra che l’elettorato abbia cambiato radicalmente il suo orientamento, signore, e le posso assicurare che i calcoli sono giusti, li abbiamo verificati piu’ volte.
– Dobbiamo assolutamente recuperare voti dall’astensionismo. Quant’e’ la percentuale degli astenuti?
– Trentanove, signore. Decimale piu’ decimale meno.
– Allora, dobbiamo recuperare un po’ di quei voti a tutti i costi. Domani riuniro’ l’ufficio di segreteria del partito e comunichero’ che toglieremo la fiducia al premier, dissociandoci completamente dalla politica di rigore che ha portato allo sfascio l’economia del paese. Cosi’ vedremo di recuperare gli scontenti.
– Temo che non sara’ sufficiente, signore. Al massimo potremmo recuperare sei, sette punti, decimale piu’ decimale meno, ma si sta verificando uno strano fenomeno: ogni cento voti recuperati dall’astensione, settantadue dichiarano di voler votare per il comico.
– Allora, vuoi dire che siamo fottuti?
– Temo di si’, signore. Lei capisce la situazione: se si installano nei ministeri e scoprono quello che abbiamo fatto da vent’anni a questa parte, il rischio e’ che ci mettano tutti sotto processo… per non dire di peggio.
– E che possiamo fare?
– Credo che sarebbe opportuno pensare seriamente a come uscirne, signore. Intanto, do ordine che vengano distrutti i documenti compromettenti, e mi attivo per studiare un qualche tipo di exit strategy. Mi dispiace, signore, che sia andata cosi’…
– Dispiace anche a me.
– Buona notte, signore.
– Buona notte.
Clic!

2012

Del Neoliberismo, delle banche, dello spread, di Goldman Sachs, di Papademos, di Monti, di Draghi, di Sarkozy, di Orbán, della Merkel, della globalizzazione, e di come la gente (tutta) sia lasciata imbrogliare dai capitalisti, dai banchieri, dai politici, dai tecnici, dai professori e dai guru dell’economia e della finanza, senza aver capito una beneamata minchia di come funzionano le cose.

Tanto, dicono quelli convinti della loro superiorita’ etnica, la colpa e’ tutta degli zingari e degli extracomunitari che rubano il lavoro e le case alla brava gente, e non certo di coloro che si sono arricchiti sottraendo senza ritegno risorse pubbliche e private. Che’ quelli stanno quasi tutti in Parlamento e godono d’immunita’.

Tuttalpiu’, se proprio si vuol essere meno banali, meno beceri e piu’ raffinati nelle opinioni, dimostrando di capirci qualcosa quando si parla nei salotti frequentati da bella gente che, fra un burraco e l’altro, s’imburra tartine col caviale, la colpa delle cose che non funzionano e’ della “mancanza di flessibilita’ del mercato”. Perche’ il mercato, affinche’ funzioni nel modo giusto, non deve avere regole, leggi, articoli, lacci e laccioli che lo soffochino. Lo si deve lasciar andare libero, dicono, senza briglie, che’ tanto lui si regola da solo. E come sia riuscito ad autoregolarsi in questi anni e’ sotto gli occhi di tutti.

Secondo il loro punto vista, pero’, a pensarci bene, questi neoliberisti a cui fanno da controcanto anche molti sedicenti intellettuali di sinistra – quasi tutti con stipendi fissi o pensioni dai 20.000 al mese e oltre -, non hanno tutti i torti. Credo che in fondo siano in buona fede. Come e’ risaputo, infatti, se vuoi fare del buon sesso anale e lo vuoi prendere proprio tutto dentro, fino in fondo, godendo a pieno della penetrazione e sentendo che l’altro ti possiede totalmente, devi essere flessibile, genufletterti e aprirti nel modo giusto. Lasciate che a dirlo sia chi su certe cose ha basato gran parte del suo successo professionale.

Se non si avessero figli o comunque persone care delle quali preoccuparsi, forse converrebbe farsi prendere dalla disillusione, dall’apatia, starsene in un cantuccio, sotto un ponte o da qualsiasi altra parte, come monaci tibetani, lontani da ogni problema ad aspettare la fine. Ma si sa che questo non e’ possibile. Tutti, bene o male, abbiamo qualcuno che dipende da noi e a cui dobbiamo innanzitutto garantire almeno una speranza per il futuro. Per questo non possiamo arrenderci e siamo costretti a tenere vive le nostre illusioni.

E allora cosa fare?

Io dico: cominciare a chiudere i “vasi comunicanti” della globalizzazione, perche’ e’ solo interrompendo il flusso del veleno che sta scorrendo nelle vene dell’intero organismo, che si puo’ almeno sperare di salvarne una parte. A volte le amputazioni, anche se dolorose, sono necessarie. Questo lo aveva ben chiaro anche Monsieur Joseph-Ignace Guillotin quando realizzo’ l’invenzione piu’ utile della Storia.

Per l’energia potremmo impegnarci nel risparmio e nelle fonti alternative. Per l’alimentazione fare un passo indietro e tornare a sfamarci con la produzione locale, magari coi prodotti del proprio orto (per chi puo’), cercando di evitare tutto cio’ che viene “pompato” dalla pubblicita’ dietro a cui ci stanno inevitabilmente i grandi interessi industriali, finanziari, bancari, politici, e che hanno oltretutto un effetto devastante sull’inquinamento.

Potrebbe essere una sfida interessante. Un giochino divertente, molto piu’ di Call of Duty, e assai meno diseducativo che, in aggiunta, come premio per chi lo vincesse ci sarebbe non una stupida schermata di congratulazioni per aver fatto una strage di soldatini fatti di pixel o il semplice compiacimento per aver superato anche il livello di massima difficolta’, ma la certezza di aver fatto qualcosa di giusto e di nobile per se stessi e per i propri figli.

Dite che non e’ la stessa cosa? Si’, lo so, e’ molto piu’ impegnativo di qualsiasi giochino al computer; richiede fatica, dedizione, e non si puo’ fare standosene comodamente seduti davanti ad uno schermo con il mouse in mano. Ma come ho detto e’ molto di piu’ di uno stupido giochino per bambini annoiati e viziati. E’ uno stile di vita.

Quando si parla di ricchezza, qual e’ la prima cosa che viene in mente? Le mazzette di banconote da 500? I gioielli? La Ferrari? La barca da 35 metri? Il mio primo pensiero sulla ricchezza e’: se mi trovassi nel deserto con una borsa stracolma di diamanti e la borraccia vuota, cosa sarebbe piu’ prezioso per me in quel momento?

Il denaro, i gioielli, le auto, le barche, fanno solo parte di una forma di baratto – ti do denaro e tu mi dai la Ferrari, ti do la Ferrari e tu mi dai i diamanti – ma a poco a poco ne abbiamo perso il significato. Non si puo’ barattare il sudore della fronte oppure la dignita’ della persona, le sue preoccupazioni, le sue angosce, la sua paura, in cambio di aria fritta. Perche’ e’ solo semplice aria fritta quella che oggi cercano di spacciare come se fosse necessariamente vitale. Non lo fanno in malafede, vi ho detto. Forse sono solo stupidi, ma la stupidita’ e’ forse una scusante? Forse Luigi XVI di Borbone fu perdonato perche’ era stupido?

Ma torniamo al tema sopravvivenza che si riassume in un unico concetto: tutti i conti in banca del mondo non valgono un chilo di mele nella borsa. E’ per questo che dovremmo tornare a pensare e operare piu’ nella sostanza e meno nella forma. Pensare al baratto di cose necessarie piu’ che alla pura e semplice moneta frusciante. Perche’, se e quando ci sara’ il deserto, nessuno scambiera’ la sua acqua per la vostra borsa di diamanti. Mentre, magari, potra’ interessargli una mela.

Durante il default in Russia, negli anni novanta, quando gran parte della gente resto’ sul lastrico, i risparmiatori perche’ le banche chiusero i conti, i lavoratori senza uno stipendio perche’ le aziende fallirono, i pensionati senza pensione perche’ lo stato non aveva piu’ soldi, chi riusci’ in qualche modo a cavarsela, oltre a quelli che avevano rubato tutto e trasferito il maltolto sui conti svizzeri, fu solo chi aveva qualcosa da scambiare. Chi aveva le uova le scambiava per verdura, latte, carne, carta, sapone, qualsiasi cosa potesse servire. E non sto a raccontarvi cosa scambiavano le belle ragazze con le gambe lunghe e i seni prorompenti perche’ non e’ difficile immaginarlo.

Molte persone, soprattutto italiani di “larghe vedute” con i quali ho avuto modo di confrontarmi, mi hanno talvolta ricordato, un po’ sarcasticamente e non senza quel tipico atteggiamento di strafottenza che contraddistingue chi si sente moralmente superiore, di come le donne dell’est, soprattutto prima della caduta del muro di Berlino, si concedessero per poco: per una cena in un bel ristorante, oppure per un vestitino.

Quello del “paio di calze” e’ lo stereotipo dominante, e posso ammettere che in molti casi fosse davvero cosi’. Cio’ da’ l’idea di come le donne dell’est fossero ritenute facili, ingenue, probabilmente un po’ stupide ed in definitiva delle troiette a buon mercato. Soprattutto se paragonate alle “oneste” donne del Bel Paese che, invece, furbe, mentalmente superiori, non l’avrebbero mai data solo per ottenere in cambio un paio di calze.

Ma certa gente, nonostante tutta la sapienza che ritiene di avere, non ha forse mai capito che, in quel momento di grande difficolta’, cio’ che mancava non era il denaro. I soldi necessari per vivere c’erano, ed erano sufficienti per avere le solite cose che avevano tutti. Cio’ che mancava era, appunto, “tutto cio’ che non c’era”, ma che comunque occhieggiava dai rotocalchi, dalla tv, dal cinema: le calze di seta, la lingerie, un paio di jeans, una borsa di design; oltre naturalmente alla buona roba da mangiare. Perche’ quando qualcosa manca del tutto, vale piu’ del denaro.

Per questo, chi oggi non ha forzieri stracolmi in Svizzera, invece del denaro, dovrebbe cominciare a pensare ad un altro tipo d’investimento: pensare ad aziende agricole a conduzione biologica dove si possa raccogliere direttamente quel che serve, senza sprechi di nessun genere. Grandi, piccole, a gestione familiare oppure cooperative non importa, ma sufficienti a produrre quel chilo di mele con il quale, poi, pagarsi l’acqua nel deserto. A nessuno e’ venuto da pensare a cosa sia dovuto tutto questo accanimento da parte delle multinazionali, in ogni parte del mondo, per voler privatizzare l’acqua?

“E’ finita in Europa l’«eta’ dell’oro». E’ finita la fiaba del progresso continuo e gratuito. La fiaba della globalizzazione, la «cornucopia» del XXI secolo. Una fiaba che pure ci era stata cosi’ ben raccontata. Il tempo che sta arrivando e’ un tempo di ferro. […]
Cosa e’ successo? E’ successo che in un soffio di tempo, in poco piu’ di dieci anni, sono cambiate la struttura e la velocita’ del mondo. Meccanismi che normalmente avrebbero occupato una storia di lunga durata, fatta da decenni e decenni, sono stati prima concentrati e poi fatti esplodere di colpo. Come si e’ gia’ visto in tante altre rivoluzioni, quella della globalizzazione e’ stata preparata da illuminati, messa in atto da fanatici, da predicatori partiti con fede teologica alla ricerca del paradiso terrestre.
Il corso della storia non poteva certo essere fermato, ma qualcuno e qualcosa ne ha follemente voluto e causato l’accelerazione aprendo come nel mito il «vaso di Pandora», liberando e scatenando forze che ora sono difficili da controllare. […]
Quello che doveva essere un paradiso salariale, sociale, ambientale si sta infatti trasformando nel suo opposto. Va a stare ancora peggio chi stava gia’ peggio. Sta meglio solo chi stava gia’ meglio.
E non e’ solo questione di soldi. Perche’ la garantita sicurezza nel benessere che sarebbe stato portato dalla globalizzazione si sta trasformando in insicurezza personale, sociale, generale, ambientale.”

Chi lo scrive non e’ un discepolo di Nicholas Georgescu-Roegen, oppure Beppe Grillo o un demagogo populista qualsiasi, come il sistema dell’informazione mainstream definisce oggi chi ha il coraggio di avanzare critiche. E’ niente meno che Giulio Tremonti (si’ proprio lui, quello dello scudo fiscale al 5%), nel suo libro “La paura e la speranza”.

Del perche’ un uomo che ha avuto in mano la politica economica dell’Italia per otto degli ultimi undici anni e che, quindi, insieme ai suoi esimi colleghi europei e’ corresponsabile del disastro attuale, scriva queste cose – probabilmente con una faccia che ha i tratti somatici simili a quelli di un culo – davvero non so dare spiegazione, ma il fatto incredibile e’ che devo dargli ragione. E allora mi chiedo: che cazzo ha fatto questo tizio negli ultimi undici anni? Ha predicato bene e razzolato male? Oppure quando ha scritto tutto cio’ credeva di scrivere la trama di un libro di fantascienza che casualmente si e’ avverata?

In ogni caso, nel miglior libro di fantascienza che sia mai stato scritto, la Bibbia, si racconta che Noe’ inizio’ a costruire la sua Arca quando il cielo era ancora sereno. A malapena si vedeva qua e la’ qualche nuvoletta. Oggi ci sono dei nuvoloni nerissimi e minacciosi, e nessuno costruira’ l’Arca per noi. Anzi, a parte Tremonti in Asimov-mode, gli esperti ci dicono che andra’ tutto bene, che anche se stanno iniziando a cadere le prime gocce e si sentono i primi rombi di tuono, e’ solo un fenomeno stagionale, passeggero, e il diluvio non arrivera’. L’Europa e’ troppo grande per essere diluviata.

La verita’ e’ che l’Arca, costoro, se la sono gia’ costruita da tempo; per se stessi e per i loro figli, gli unici di cui anche gli esseri piu’ ignobili si preoccupano. Come nel film “2012”, sta da qualche parte, nascosta sulle montagne dell’Himalaya, ma adesso e’ necessario tranquillizzare, minimizzare, oppure pensare a tutt’altro, cosicche’ i futuri “affogandi” non si rendano conto di quanto sia vicina la fine. Non sia mai che anche i pezzenti vogliano salirci sopra, su quell’Arca, perche’ il posto per tutti non c’e’.

Risposta aperta da parte del Tafanus

Ogni tanto, mi piace farmi un giro in qualche blog che ritengo particolarmente interessante per il modo intelligente con cui affronta argomenti di carattere sociale e politico e, quando ho tempo, vi lascio qualche commento, cosi’ per alimentare la discussione. Poiche’ riguarda, appunto, una risposta ad un mio commento, riporto dunque questo post dal Blog del Tafanus.

“Chiara di Notte mi pone un quesito in un commento sugli “Off Topics” di oggi:

“Taf, ti vedo sempre piu’ incazzato (e preoccupato). Tu hai parlato di “incazzamento oltre il limite”, ma in ogni caso cerco di spiegare dentro di me cosa possa condurre un uomo che fino a qualche mese fa parlava di “rappresentanze parlamentari”, era contro il populismo alla Travaglio e assai contenuto nel linguaggio (potrei dire un “moderato di sinistra”), ad aver cambiato in parte la sua opinione: i toni si sono fatti aspri, hai parlato di forconi ed oggi trovo la tua “cassandrica” previsione su un eventuale golpe militare.

Golpe che, fra l’altro, e’ anche ipotizzato da Giorgio Bocca nella sua intervista al Fatto Quotidiano.

A proposito, nell’intervista c’e’ anche una durissima critica al PD. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi.” Chiara di Notte

Chiara, mi costringi ad una risposta articolata, che ti do comunque volentieri. E lo faccio in un post. Un commento sarebbe inadeguato, un post mi permette di chiarire, e di completare i pensieri esposti negli off topics.

Lettera a Chiara di Notte – Il fatto è che ho esaurito le mie riserve (peraltro scarse) di buona educazione. Sono cambiato io perchè sono cambiati loro. Ormai hanno perso totalmente la testa. Non riescono più a leggere gli umori della gente. Pensano di poter fare strame dei diritti acquisiti, delle leggi ordinarie e della Costituzione (che continuo, come vedi, a scrivere con l’iniziale maiuscola). A questa gente sanguina il cuore se devono alzare di un millimetro le tasse a se stessi ed alle loro cosche, ma non sanguina il cuore se vedono privare per due anni un impiegatuccio statale della liquidazione, o di rinviare di anni i progetti di vita di chi pensava di andare in pensione in un certo anno, e scopre per per volere di un cazzone come Bossi deve rinviare di 5 anni, anche se putacaso nel frattempo sarà senza lavoro e senza pensione.

A volte ricevo (come Tafanus, non come Antonio) lettere disperate che non pubblico, per il rispetto che ho della privatezza del dolore altrui (io sono un privilegiato, avendo una dignitosa pensione da dirigente d’azienda, una bella casa, figlie indipendenti, e quasi mi vergogno del mio stato, pur essendomi fatto il mazzo dal 1960 fino ad un paio di anni fa). Questa volta voglio fare un’eccezione. Ecco cosa mi scrive uno sconosciuto e disperato lettore, pur senza essere toccato dalla bella idea di rubare gli anni di anzianità PAGATI per università e servizio militare (figurati in che condizioni si troverebbero quelli che si vedono proporre da un giorno all’altro un altro scalone, questa volta di 4/5 anni):

Caro Tafanus,

sono un cassintegrato di 56 anni con azienda fallita: alla fine della mobilità, con 6/8 mesi di contributi volontari, arrivavo ai benedetti 40 anni di contributi. Adesso con il ” ritocchino ” sulle pensioni mi tolgono un anno di pensione e poi con la finestra un’altro anno. Dopo il 2015 partiranno le finestre scorrevoli “sulla vita media residua”, e così vedrò la pensione a 67 anni. Ed io come faccio a campare per quasi 10 anni? Vado a rubare??? Chi mi prenderà più a lavorare a questa età? Sono veramente angosciato. Non si può fare veramente nulla? Saluti.

(lettera firmata) C.A.


Capisci, Chiara? io a questa persona che cazzo posso rispondere, se non stupide banalità consolatorie? Credimi, non sono disperato per il mio stato, ma per l’impotenza nel dare risposte a questa gente. Non sopporto più di stare a guardare, dalla mia comoda casa, questa gente che affonda.
E ogni giorno aumenta il numero di persone con l’acqua alla gola.

Quanti devono diventare, e quanto devono essere disperati, prima di decidere che la soluzione può essere solo violenta? Perchè per 17 anni questi non hanno avuto un solo attimo di resipiscenza e di umanità: sempre a pestare su lavoratori a basso reddito e pensionati, sempre ad imbottirsi di soldi, case, prebende e viagra. Fauci senza fondo, e mortadella sugli occhi e sul cuore.

Si, ogni tanto il linguaggio cambia, e me ne scuso. Ma ormai non trovo metafore eleganti al concetto di “metterla nel culo”. Voglio che la gente si incazzi. Nel mio subconscio, forse aspiro al piccolo martirio. Forse spero che mi sbattano in galera per calunnia, diffamazione, oltraggio, istigazione all’odio. Un motivo si può sempre trovare. Forse spero che questo susciti una piccola o grande sommossa in rete, dove tutto sommato un piccolo peso specifico credo di averlo. Forse mi illudo, e sto parlando a gente che appena si vedrà restituire i quattro anni di università, e/o l’anno di servizio militare, ricomincerà a votare per il nano. Menomalechesilviocè.

Sono ancora – e sempre più convintamente – contro i movimenti populisti. Muoiono come le mosche, uno dopo l’altro. I girotondi, Il grillismo, il dipietrismo, il violismo, il renzismo… Sotto a chi tocca. Di Travaglio spesso ho parlato bene, da quando è salito su quei carri parlo male. C’è salito talmente bene che da quando è amico di Di Pietro, lui che sui suoi “carta canta” fustigava tutti, scovandone le contraddizioni, non ha MAI pubblicato un solo “carta canta” su Di Pietro. Dimenticanza? Mancanza di materia prima? Andiamo… Semplicemente, come tutti, non bastona i suoi amici di turno, ma solo gli altri.

Un giorno una mia amica italo-australiana, ammiratrice persa di Travaglio, avendo io per l’ennesima volta chiesto a Travaglio perchè fosse sparita qualsiasi traccia di Di Pietro dai suoi “carta-canta”, mi sono sentito rispondere che “io con Travaglio sono d’accordo sempre e comunque”. A prescindere. Le ho risposto che “sempre e comunque” io non ero d’accordo con nessuno, neanche con me stesso, perchè solo i cretini non cambiano mai idea, ed io mi riservo il diritto di darmi del cretino, ogni tanto. Io le mie idee le sottopongo a verifica non dico tutti i giorni, ma quasi. Fine dell’amicizia. Ora è una delle sole due persone che sono rimaste a commentare, tre o quattro volte all’anno, su un blog nato per “farmela vedere”.

I forconi – Possono essere di tanti tipi. Possono essere anche uno sciopero ad oltranza che paralizzi il paese per settimane, in stile sciopero dei minatori in Inghilterra. Dove, per inciso, alla fine a vinto la Tatcher. Ma Silvio non è la Tatcher, Silvio è un culo flaccido, una mente flaccida, un uomo che senza viagra non ha le palle neanche in politica.

Lo abbiamo visto in questi giorni. Fa la Manovra Epocale, i suoi scherani applaudono, il giorno dopo la gente si incazza, Silvio dice che “c’è spazio per rivedere e migliorare”, e in una settimana si passa ad un’altra Manovra Epocale, totalmente diversa dalla precedente Manovra Epocale.

“Manovra Epocale” dovrebbe significare “manovra che resiste al tempo”, non dico per un’epoca storica, ma almeno per un paio di giorni. Le sue, più che “Manovre Epocali”, sono Manovre Minutali. Reggono 120 minuti.

Poi ci sono i forconi fisici.
Non faccio istigazione alla violenza. Faccio previsioni. Gli italiani sono stati succubi dell’idiota di Predappio per vent’anni. Poi è arrivato il 25 aprile. E’ arrivato quando hanno visto che non avevano più casa, lavoro, pane, l’oro regalato “alla Patria”. Non avevano più l’Impero, il “Sole che Sorgi Libero e Giocondo” e i treni che arrivavano in orario. Anzi, per dirla tutta, non avevano proprio più i treni, e neanche i binari, i ponti, le stazioni. Avevano – i più fortunati – le tessere annonarie. E si sono incazzati. Devo dissuaderli dall’incazzarsi? non ci penso neppure! Che facciano. Che si incazzino, sempre di più. Io intanto mi preparo, seguendo un corso per corrispondenza da “tricoteur”.

E dopo i forconi, arriveranno i militari. Il meccanismo è sempre uguale. Prendono il potere per il nostro bene, e sempre “su richiesta del governo legittimamente eletto dal popolo”, e per poco tempo. Giusto quello che serve per ristabilire l’ordine, portare il paese a nuove elezioni, e poi ritirarsi in campagna a coltivare l’orticello. In genere questo processo dura dai 20 ai 50 anni. Questo paese o si sveglia – ma di brutto – nei prossimi sei mesi, o si sveglierà morto.

Una conclusione di sintesi? sono io ad essere diventato più violento e maleducato? No, sono loro che sono diventati più delinquenti e figli di puttana. Io parlo il loro linguaggio, sperando di aiutarli a capire. E di poter tornare presto alla mia buona educazione (istituzionale e verbale).

E veniamo a Giorgio Bocca. E’ un giornalista che ho sempre stimato.
Mai stato nel suo partito, il PSI. Lui non ha appoggiato tutto il PSI, ma solo l’ala perbene, pulita e quindi perdente. Per capirci: non era coi Teardo, i Martelli, i Craxi, i Cicchitto, ma cogli Aniasi, i Pertini, i Lombardi. Con Bocca mi sono trovato spesso d’accordo, ma non “sempre e comunque”, come la mia “amica” con Travaglio. Veniamo ai punti di Bocca che mi citi (credo come stimolo alla discussione):

Bocca vede “un’assoluta identità” tra il Pd e il Partito socialista di Bettino Craxi.

Non sono d’accordo. Fra il PSI dei Craxi, dei Martelli, dei Teardo, dei Signorile e il PD c’è un abisso. In quello rubare era la norma, e le voci in dissenso poche: Pertini, Lombardi, in parte Rino Formica (quello che “il convento è povero, ma i monaci sono ricchi”). Niente conti Protezione. Durante Mani Pulite due terzi di quelli beccati con le mani nella marmellata erano targati PSI. Nel PDS, nonostante il diuturno impegno delle Parenti e dei Nordio (che ha indagato per tre anni solo su D’Alema e le coop rosse), hanno trovato solo il Compagno G. Finalmente hanno un Tedesco e un Penati, che nessuno, nel PD, si sogna di difendere.

Quanto a onestà per Bocca tra destra e sinistra cambia poco, “Bersani non dovrebbe fare un passo indietro, ma un tuffo nel mare”

Non condivido. Capisco la rabbia e il dolore di Bocca, che sono anche la mia rabbia e il mio dolore, ma non condivido. Non scivoli anche lui nel qualunquismo. Non mitizzo la sinistra di oggi, ma io le differenze le vedo, belle, grosse, misurabili e persino misurate. Vogliamo stare ai tempi nostri? Ti rinvio ad un [post del Tafanus] recentissimo (24 luglio) sulla propensione a delinquere nei vari partiti, sulla base dei rinviati a giudizio fra i circa 1000 parlamentari, in rapporto alla loro “quota” in parlamento: ebbene, la propensione a delinquere nel PdL è 3,9 volte superiore a quella nel PD. I leghisti (quelli che “Roma Ladrona”) hanno una propensione a delinquere più che doppia rispetto al PD)

No, mi spiace per Bocca, al quale devo molto – come devo molto a Roberto il Partigiano, a Pertini, a Ciampi, a Boldrini, a Tina Anselmi, e a tutti coloro che sono andati in montagna affinchè tu e io potessimo oggi scrivere quello che scriviamo, ma non condivido la teoria del “siamo tutti uguali”.

Queste teorie lasciamole, per piacere, a Beppe Grillo. Il PDL ed il PDmenoElle sono solo delle esemplari scemate. Noi non abbiamo mai difeso i nostri Tedesco, Penati e quant’altro. Mai gridato al complotto delle toghe azzurre (esistono, esistono…). Mai gridato alla “giustizia ad orologeria”. Marrazzo si è dimesso in 48 ore, Berlusconi è rimasto saldo al suo posto, pensando di esorcizzare le sue maialate facendo battute insulse sul bunga-bunga come introduzione ad ogni comparsata pubblica.

A Penati abbiamo chiesto di rinunciare alla prescrizione. Che lo faccia o meno, noi glielo chiediamo, con forza. Nessuno ha chiesto a Berlusconi, o a Verdini, o a Dell’Utri, di rinunciare ad alcun privilegio legato alla funzione. Anzi! il mare di leggi ad Silvium e di “lodi” indicano un percorso del tutto opposto. Spero che ciò che ha scritto Bocca sia frutto di un momento di rabbia. Ma la rabbia non dovrebbe MAI far perdere di lucidità.

Quanto a onestà per Bocca tra destra e sinistra cambia poco, “Bersani non dovrebbe fare un passo indietro, ma un tuffo nel mare”

Bersani dovrebbe fare non un passo indietro, ma buttarsi dalla rupe? E perchè mai? Grandi sue colpe personali non ne vedo. Prima dell’affaire Penati, aveva portato il PD dal baratro al 29%, a primo partito italiano, 7 punti avanti all’invincibile armata di Arcore. Poi è arrivato Penati, ma Bersani non lo ha difeso, lo ha scaricato, e gli ha chiesto di andarsene, di rinunciare alla prescrizione, di farsi processare, se sarà rinviato a giudizio. Ha sbagliato a valutare una persona? In tanti, abbiamo sbagliato. Hanno sbagliato due terzi dei sestesi quando lo hanno plebiscitato a sindaco, e più della metà degli abitanti della provincia di Milano. Anch’io ho sbagliato, e la delusione su Penati è pari solo alla fiducia che gli avevo accordato. Se si deve buttare dalla rupe Bersani, in tanti dovremmo seguirne l’esempio.

L’unico pericolo è che questa intera classe dirigente, per non andare in galera, faccia un golpe. Proveranno a tirare avanti, come hanno fatto fino a ora.

Concordo sul pericolo crescente di un golpe, ma non sugli autori. Se in Italia ci dovesse essere un golpe, non lo farà né lo screditato puttaniere Berlusconi, né il Ministro Maria Benito “Gnazzzio” La Russa con pizzetto alla Italo Balbo, né il tamburellista Maroni o il dentista Calderolo. Se ci sarà un golpe, questo sarà fatto dai poteri economici, che compreranno ed useranno il braccio armato di qualche corpo “Speciale”. A buon intenditor…

Mi scuso per la lunghezza della risposta, ma spero che serva a te leggerla, almeno quanto è servito a me scriverla. Non è uno sfogo, è autoanalisi. Un abbraccio

Tafanus”

L’ultimo dei berlusconiani

Leggendo un articolo sul Corriere, mi e’ venuto in mente quando, non molto tempo fa, una persona che conosco, un avvocato che ha sempre votato per Berlusconi, si lamentava della tracciabilita’ del denaro a 3600 euro, ritenendo tale misura illiberale e di stampo totalitario.
Che cosa dira’ adesso che e’ stata ulteriormente abbassata a 2500 euro? E soprattutto cosa fara’ quando (se come prevedo verra’ progressivamente portata ancor piu’ verso il basso) persino per comprare un chilo di patate la gente dovra’ portarsi dietro il codice fiscale?

Con chi se la prendera’ l’amico avvocato? Con Prodi? Con Visco? Con Padoa Schioppa? Con i sindacati? Con i comunisti? Con i cinesi? Con i talebani? Con gli alieni? Con tutti quei feticci che nelle teste dei piu’ ferventi berlusconiani rappresentano “il peggio”, allo stesso modo di come Emmanuel Goldstein lo rappresenta nell’indimenticabile romanzo di Orwell?


A settembre, al ritorno dalle “magre” vacanze (per i fortunati che quest’anno le hanno potute fare), le persone comuni, quelle che non possono andare a pranzare nel ristorante di Montecitorio, si ritroveranno nuovamente alle prese con il problema di come riuscire a campare, tirando avanti alla meno peggio, se non addirittura a sopravvivere.

Molti che si saranno aggiunti a quella schiera ormai vastissima fatta di precari e di disoccupati, si chiederanno come tutto cio’ sia potuto accadere anche a loro che fino a ieri avevano un lavoro sicuro, un’aziendina che funzionava, una pensione decorosa, una piccola rendita con la quale riuscivano almeno a pagare le bollette e capiranno che da domani saranno costretti a ridimensionare drasticamente il proprio stile di vita. In peggio.

Tasse sempre piu’ alte vogliono dire meno redditi a disposizione, quindi meno consumi, percio’ meno produzione e meno entrate per l’erario. E alla fine lo stato, per incamerare i soldi per pagare il debito pubblico, deve imporre tasse sempre piu’ alte. Ed ecco innescato il tipico “circolo vizioso” di cui parlavo proprio QUI. Come previsto, fra l’altro, la crisi non avendo piu’ niente da divorare in basso, si sta propagando verso l’alto, accelerando ed inasprendosi via via che ci si avvicina al punto di rottura sociale: una deflagrazione che prima o poi avverra’.

Sono certa che fra non molto non si sentiranno piu’ al sicuro neppure coloro che fino a ieri credevano di essere assolutamente invulnerabili. Quelli che hanno sempre creduto alle promesse del cavaliere. Quelli che dall’alto dei loro balconi fioriti si divertivano a sputare noccioli e disprezzo sulla massa di pezzenti giu’ in strada, ritenendoli dei coglioni invidiosi che nella vita non avevano capito nulla.

Alla luce di tutto cio’ mi chiedo: chi vorra’ passare alla Storia come “l’ultimo dei berlusconiani” quando, ormai, al piu’ grande Presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni non credono piu’ neppure i suoi fedelissimi scagnozzi? Anzi, loro non gli credono piu’ gia’ da molto tempo, e probabilmente non gli hanno mai creduto.

La neo-lingua ed il vero significato delle parole

Oggi, parole come “stabilita’”, “democrazia”, “terrorismo” vengono utilizzate in un modo assai difforme, dando loro un significato addirittura opposto a quello che finora, generalmente, veniva dato. Quando ad esempio si sente dire che “le recenti rivoluzioni nel mondo arabo potrebbero permettere ad estremisti religiosi di minare la democrazia e la stabilita’ in Medio Oriente”, in realta’ si intende qualcosa di diverso. C’e’ la paura che questi mutamenti possano mettere a rischio la stabilita’ geopolitica dell’area dov’e’ concentrata gran parte dell’estrazione del petrolio, con conseguenti ripercussioni negative sui profitti delle multinazionali che attualmente vi operano, quindi sull’economia dei paesi piu’ ricchi ed influenti a livello globale, e sul tenore di vita di quell’elite che oggi e’ al potere.
Ecco come dovrebbero essere interpretati alcuni termini di uso comune.

  • Promuovere la democrazia – l’installazione in un altro paese di un governo amico per i nostri interessi.
  • Combattenti per la liberta’ – un esercito di terroristi che hanno il nostro sostegno.
  • Interesse Nazionale – gli interessi dei super ricchi.
  • Stabilita’ – subordinazione all'”interesse nazionale”, di solito ottenuta attraverso una guerra contro la popolazione.

Esempio: “Dobbiamo promuovere la democrazia in Nicaragua sostenendo i combattenti per la liberta’, perché e’ nell’interesse nazionale degli Stati Uniti promuovere la stabilita’ in America Centrale”.
Traduzione: “Dovremmo inviare armi a un esercito di terroristi che massacrano i civili, per rovesciare il governo democraticamente eletto del Nicaragua, a beneficio degli investitori degli Stati Uniti e per intimidire gli altri paesi consigliando loro di fare quello che diciamo noi”.

  • Moderati – termine tecnico riferito alla leadership politica, che significa: ”fanno quello che diciamo noi”.
  • Antisemitismo – opposizione all'”interesse nazionale” di Israele.
  • Fanatismo religioso – nazionalismo indipendente in uno stato che non segue gli ordini degli Stati Uniti e minaccia la stabilita’. Sinonimi: “nazionalismo radicale” o “nazionalismo fondamentalista”.

Esempio: “Dobbiamo sostenere le forze moderate in Medio Oriente in modo che il fanatismo religioso e l’antisemitismo non minaccino la stabilita’ della regione”.
Traduzione: “Dobbiamo sostenere quei dittatori che nella regione seguono gli ordini degli Stati Uniti e schiacciare il nazionalismo indipendente in modo che siano garantiti gli interessi economici e militari dell’America, Israele e dei loro alleati europei”.

  • Intervento umanitario – pretesto per un’aggressione contro un nemico, per ragioni geostrategiche.
  • Missione di pace – guerra che non puo’ essere dichiarata in quanto contrario ai dettami costituzionali.
  • Sicurezza interna – repressione violenta e brutale contro la popolazione.
  • Democrazia – una societa’ con economia di libero mercato capitalista.
  • Terrorismo – violenza contro di noi o i nostri alleati. La violenza fatta da noi e’ “contro-terrorismo”, per definizione.

Esempio: “E’ stato assolutamente necessario l’intervento umanitario in Iraq. La nostra missione di pace avra’ adesso lo scopo di assicurare al paese una sicurezza interna adeguata, necessaria per proteggere la sua fragile democrazia dal terrorismo”.
Traduzione: “Saddam Hussein se ne doveva andare. Gli abbiamo fatto la guerra anche se la nostra Costituzione ce lo impediva. Adesso abbiamo installato un governo nostro amico e lo proteggeremo qualora la popolazione locale volesse ribellarsi, anche a costo di ricorrere ad una repressione violenta e brutale”.

  • Neo-liberalismo – dominio economico in stile colonialista dei paesi piu’ deboli.
  • Democratico – uno stato senza barriere contro gli investimenti e la proprieta’ straniera.
  • Posti di lavoro – i profitti delle imprese.
  • Globalizzazione – economia mondiale controllata dalle multinazionali.

Esempio: “Gli Stati democratici adottano il capitalismo neoliberale perche’ hanno la saggezza di sostenere la liberta’ economica che oltre ad essere il piu’ efficiente sistema economico che l’uomo conosca per allocare risorse e capitali che consentono la creazione di moltissimi posti di lavoro, unira’ il mondo in un’economia globalizzata”.
Traduzione: “I paesi accettano la nostra politica economica perche’ sanno che se rifiutano, useremo la forza per aprire i loro mercati ai nostri investimenti. La guerra economica, il Fondo Monetario Internazionale, i “Piani di ristrutturazione”, la speculazione valutaria e il protezionismo, faranno crollare le loro economie, cosicche’ le nostre aziende possano saccheggiarle e generare cosi’ ingenti profitti”.

Percio’, ogni volta che leggiamo una notizia sul giornale o ascoltiamo il tg, dobbiamo tenere conto innanzi tutto di come sono cambiate le parole, ed interpretarle secondo il loro nuovo significato. Salvo che, in questo terzo millennio in cui la neo-lingua descritta da Orwell sta facendosi sempre piu’ strada senza che nessuno faccia qualcosa per contrastarla, non si riesca nuovamente, come gia’ avvenuto altre volte nel passato, ad accendere la luce della “Ragione”. A patto che non venga cambiato il significato anche di questa parola.

Furberie italiche: il dimezzamento del numero dei parlamentari

L’hai sentita la novita’? Pare che vogliano finalmente dimezzare il numero dei parlamentari. Le spese sostenute per tenere in piedi tutto quanto il carrozzone della politica sono diventate davvero onerose nella situazione di crisi economica in cui versa l’Italia.
– Io non credo che sia una buona idea…

– Come? Non lo credi? Ma sei sempre stata tu la prima ad arrabbiarti per i privilegi di cui gode la classe politica italiana.

– A parte che non e’ scritto da nessuna parte che i privilegi dei politici si riducano al ridursi del loro numero. Anzi, a pensar male, potrebbero anche raddoppiarseli dato che sarebbero in meno a dividersi la torta. In ogni caso, sono convinta che qualsiasi riduzione del numero dei parlamentari sia un’autentica fregatura per la democrazia.

– E’ interessante questo tuo cambio di rotta.

– Non e’ un cambio di rotta. Pensaci bene. Non riesci a vederla la fregatura?

– No. Sinceramente non riesco a vederla. Se gli italiani, invece di pagare mille parlamentari, ne pagheranno solo cinquecento, a me sembra un bel risparmio di soldi ed un duro colpo dato alla “casta”.

– Non e’ solo una questione economica. Se vuoi posso farti un esempio cosi’ che il mio concetto possa essere piu’ chiaro. Bada bene, e’ un esempio estremo che serve ai fini della discussione. Quindi accettalo cosi’ com’e’…

– Va bene…

– Allora, ipotizziamo due situazioni: una in cui il Parlamento e’ composto da un’unica persona (benche’ eletta dalla maggioranza degli elettori) e un’altra che in cui il Parlamento e’ composto dalla totalita’ dei cittadini senza che nessuno abbia eletto nessuno se non se stesso. Secondo la logica dov’e’ che c’e’ piu’ democrazia?

– Indubbiamente nella seconda ipotesi. Inizio a comprendere il senso del tuo ragionamento: c’e’ tanta piu’ democrazia quante piu’ sono le persone che riescono ad essere elette nell’assemblea parlamentare.

– Esatto. Nel primo caso dell’unico eletto si avrebbe in pratica una dittatura. Nel secondo caso si avrebbe l’utopia di una democrazia totalmente partecipata. In ogni modo, cio’ non toglie valore al concetto e cioe’ che la democrazia e’ direttamente proporzionale al numero degli eletti. Ecco perche’ un’assemblea parlamentare piu’ numerosa fornisce maggiori garanzie di una piu’ ristretta.

– Ma in questi momenti di crisi, magari, conviene rinunciare ad un briciolo di democrazia per risparmiare un po’ di soldi, non credi? E comunque, cinquecento parlamentari sarebbero sempre un bel numero rappresentativo della volonta’ popolare.

– Lo sarebbero esattamente al 50% di quanto lo sono oggi. Io non venderei un briciolo di democrazia e di liberta’ per niente al mondo, ma in ogni caso hai certezza che il loro dimezzamento sia davvero conveniente? Magari, dietro questa proposta c’e’ in agguato qualcosa di piu’ grosso spacciato per convenienza economica…

– Se chiedi alla gente, tutti sono d’accordo. Solo i parlamentari non lo sono.

– Sai qual’e’ una delle prime cose che s’imparano giocando a scacchi? A non cadere nelle trappole. Talvolta puo’ essere appetibile eliminare la regina avversaria. Il giocatore sprovveduto guarda solo la convenienza immediata. Ma a cosa serve far fuori la regina se quella mossa portera’ poi a perdere la partita? Si vince non in base al numero dei pezzi che ci rimangono sulla scacchiera, ma per come li abbiamo saputi muovere… oppure per come abbiamo obbligato l’avversario a muoverli. Bisogna sempre diffidare delle situazioni che ci sembrano troppo convenienti, perche’ dietro ci potrebbe essere la fregatura. E quella gente li’, quella che sta lassu’, a questo “gioco di scacchi”, fidati, sa giocare molto bene.

– E dove sta la fregatura?

– Sta nella furbizia di far sembrare il dimezzamento del numero dei parlamentari come la cura in grado di risolvere gli aspetti negativi della politica e farlo apparire al popolo bue come vantaggioso.

– E tu, invece, pensi che sia una trappola…

– Sai come dicono in Russia? “Il formaggio gratis lo trovi solo nella trappola per i topi”. E indovina un po’ chi sono i topi. Sinceramente, credo che questa mossa fara’ ottenere a chi oggi ha il potere e comanda cio’ che realmente vuole. Qualcuno che oltre al potere politico, possiede anche quello economico e mediatico. Ridurre il numero dei parlamentari conviene soprattutto a lui. Cosi’, mentre tutti credono che tale provvedimento sia controproducente per i politici, in realta’ c’e’ qualcuno che raggiunge il suo obiettivo esattamente come lo raggiunge un giocatore di scacchi che sacrifica la regina per poter vincere la partita in poche mosse.

– E’ qui che non riesco a comprendere fino in fondo… perche’ dovrebbe essere vantaggioso per chi comanda?

– E’ semplice. Oggi, con l’attuale legge elettorale, in Parlamento ci va solo chi e’ nominato dal capo di un partito…

– Questo si sa. E’ una vecchia questione. In effetti, e’ una legge schifosa…

– Certo che e’ schifosa! Ma a questo aggiungi che a capo del governo di solito ci va l’uomo che ha fatto eleggere in parlamento tutta quanta la sua maggioranza. Una maggioranza che verso di lui ha quindi un obbligo di riconoscenza e che mai lo sfiducera’. Oltre a cio’ unisci che quest’uomo potrebbe anche essere il piu’ ricco d’Italia. Qualcuno che, se gli mancano una ventina parlamentari, li puo’ tranquillamente comprare fra quelli che stanno all’opposizione, corrompendoli con soldi, donne, incarichi di potere e posizioni di prestigio nelle proprie aziende. Ebbene, venti parlamentari su mille rappresentano un 2% del totale del Parlamento. Una percentuale che, in momenti di crisi, puo’ essere necessaria ad un governo per non cadere. Ecco… se i parlamentari fossero la meta’, basterebbe comprarne solo dieci per avere lo stesso 2%. E se per assurdo in Parlamento ci andassero solo cinquanta eletti, per avere lo stesso 2% sarebbe sufficiente “convincere” solo Scilipoti.

– In questo modo si rende agevole il percorso di chi per governare si affida alla pratica della corruzione…

– Esatto! Una bella fregatura, non credi? Percio’, in un sistema in cui il mercato delle vacche e la compravendita dei parlamentari e’ diventato “metodo di governo”, e non esiste alcuna legge che risolva il conflitto d’interessi di un miliardario che riesce a farsi eleggere premier, il rimedio per tagliare i costi della politica non e’ tagliare il numero dei parlamentari, ma tagliare i loro stipendi. E, se cio’ non fosse sufficiente, tagliar loro anche qualche altra cosa.

Cosi’ va il mondo

Oggi, sempre per parlare alla “pancia” di chi mi legge, sperando di suscitare una riflessione sul futuro che ci attende, o quanto meno attende coloro che sono governati da una manica di cialtroni, incompetenti ed incapaci, concentrati solo a mantenere al sicuro i propri privilegi, vorrei riportare per intero un articolo apparso su quel giornalaccio giustizial-comunista che e’ Il fatto Quotidiano.
Il perche’, contrariamente ad altre volte in cui ho indicato solo il link, questa volta riporto l’articolo per intero, parola per parola, e’ che oltre a condividerlo totalmente e a sottoscrivere la perfetta analisi del giornalista, alla fine vorrei fare alcune brevi considerazioni che renderanno chiaro quello che penso su cio’ che probabilmente accadra’ in Italia in un futuro non troppo lontano.

Sei meno e cosi’ va il mondo
di Furio Colombo

La prima parola del titolo che vedete qui sopra e’ un verbo. Tu sei meno. Vuol dire che mentre studiavi o lavoravi, e – alcuni più di altri – davi il meglio di te stesso per essere pronto o per essere all’altezza o per essere piu’ bravo, avveniva uno strano fenomeno di cui manca la spiegazione: tutto diventava piu’ piccolo. Il tuo valore, il tuo peso, l’utilita’ di cio’ che sai fare, la paga, il desiderio o la necessita’ di averti in un certo posto o mansione.

“Dobbiamo rispondere alle sfide di un mondo globalizzato”, ti dicono. Il mondo globalizzato chiede sempre un’altra cosa, che non e’ quella che le persone, per l’esperienza fatta o il corso di studi e di specializzazione, sono in grado di offrire. Come nella messa in scena di un testo o di una partitura soggetti a diverse interpretazioni, c’e’ da aspettarsi una serie abbastanza vasta di alternative.

A volte le spiegazioni sono costernate e gentili, si attengono al criterio della dura necessita’ che ha cambiato le carte in tavola. A volte esplode, franco, e persino innocente, il disprezzo, come e’ accaduto al ministro Brunetta in un convegno a cui erano presenti molti precari della “funzione pubblica” (una volta si diceva “statali”, definizione meno elegante ma molto piu’ solida). Ha detto Brunetta ai precari: “Siete l’Italia peggiore”. Brutta frase, che – come sempre il lapsus – ha una parte di vero. C’e’ qualcosa di peggio del lavorare su un piede solo, senza sapere se e quando si potra’ appoggiare l’altro?

Ma esistono molti percorsi verso la fine o il discredito del lavoro, che sono sorprendenti e imprevisti, oppure sono delle vere rivelazioni. Per esempio, esplode l’azienda modello e si rivela un vermaio, come e’ accaduto a Parmalat. Oppure l’azienda resta modello ma vende i lavoratori insieme con il prodotto, come e’ accaduto alla Vodafone. Oppure si vende la stessa azienda, mentre funziona e va bene ed e’ carica di contratti, con una serie di passaggi di proprieta’ fino a quando si sperde il filo. L’azienda c’e’ ma non sai di chi, e se non paga non sai piu’ (ne’ gli interessati ne’ il giudice) a chi rivolgerti. Poi c’e’ la Fincantieri che “dismette” parti di possenti officine famose nel mondo, per un totale di 2.500 operai e ingegneri, con la modesta motivazione: in un mondo insicuro c’e’ poca richiesta di navi, fingendo di non sapere che non esiste alternativa tecnologica, e che il mondo insicuro continuera’ per forza ad andare per mare.

Se ti fermi a pensarci un momento, ti rendi conto che una formula per definire il mondo in cui viviamo e’ la seguente: meno paga per chi lavora, meno fondi per chi produce, meno lavoro per chi lo chiede, meno sanita’ per gli ammalati, meno scuola per i piu’ giovani, meno ricerca per i piu’ preparati, meno risorse per gli Stati al punto da minacciare la bancarotta di interi Paesi.

C’e’ una contraddizione: il mondo resta ricchissimo. Anzi, non e’ mai stato tanto ricco. Quello che conta e’ portare via i soldi, subito e tanti. La visione non sara’ la stessa che sta pesantemente cambiando la concezione della vita e della convivenza nel mondo? I nuovo protagonisti sono piccoli e grandi Madoff, non quanto a tecnica, ma quanto a “filosofia”. Pero’ che cosa sappiamo delle autorita’ monetarie e finanziarie del mondo che tutelano costantemente le ricchezze accumulate, spostando tutto il peso sulla massa di coloro che lavorano sempre di piu’ e guadagnano sempre di meno in nome di non si sa quale penuria?

Un giovane ingegnere appena assunto in Italia (dunque un miracolato) mi ha raccontato il colloquio con il manager delle risorse umane: “L’orario e’ di otto ore, come dice il contratto. Ma noi ci aspettiamo una presenza lavorativa di undici ore”. Racconta il felice neo assunto che nessuno, in quella impresa, resta sul posto meno di undici ore, e che la gara e’ lavorare di piu’ per una paga minore. Eppure non sanno se stanno lavorando per il comune futuro di impresa e dipendenti o per un accumulo di ricchezza, a meta’ strada fra la siccita’ che si espande e l’abbondanza di paradisi terrestri, che sono altrove e non sono soggetti ai tagli.

Sul New York Times del 13 giugno Paul Krugman, giornalista brillante e Nobel per l’economia, ha scritto con sarcasmo che esiste, da qualche parte, nel mondo dei grandi regolatori della finanza internazionale, un “Pain Caucus” o Comitato della Sofferenza. Decide di volta in volta dove cadra’ il taglio, e come rendere piu’ aspra la vita dei cittadini. “Sono molto fantasiosi i membri di questo comitato della sofferenza – sostiene Krugman – E trovano sempre un modo nuovo per infierire. Pero’ una cosa e’ certa: si impegnano a tener fuori da preoccupazioni e fastidi la grande rendita”. In altre parole, Krugman propone una chiave di lettura: non c’e’ siccita’ di risorse. C’e’ una parte del mondo che mette al riparo enormi ricchezze, e autorita’ finanziarie e monetarie che ne proteggono il percorso imponendo politiche cosi’ dure sugli individui che lavorano, che possono abbattere un intero Paese (vedi la Grecia, che tutti ormai ci siamo abituati a considerare una pericolosa fuori legge).

Se qualcuno dei lettori vorra’ raccontare questa battuta di Krugman, ricordi che l’estroso commentatore del New York Times non frequenta i Centri sociali. Ha la cattedra di Economia all’Universita’ di Princeton, Stati Uniti.

Alcune considerazioni

In Grecia, nel tentativo di salvare il paese dalla bancarotta, la politica fiscale, invece di aumentare le tasse sui redditi piu’ alti e dare spazio ad un’imposta patrimoniale che avrebbe danneggiato le banche e i grandi capitalisti, ha affrontato la via del rilancio dell’economia riducendo l’imposta sul reddito ed aumentando quella sui consumi, cioe’ l’IVA che e’ adesso al 23%. In tal modo gli unici penalizzati sono i ceti piu’ bassi, quelli che non hanno neppure piu’ un salario su cui far conto e tanto meno un patrimonio su cui pagare le tasse, quindi risparmiando l’imposta sul reddito, ma che ogni giorno si alzano col problema di avere i soldi per comprarsi almeno un po’ di pane e latte per sopravvivere. Pane e latte il cui aumento di prezzo causato dell’IVA piu’ alta non tocca certamente chi puo’ contare su un alto e sicuro reddito, oppure per chi ha patrimoni da consumare, ma che diventa insostenibile per i pensionati, i disoccupati, i lavoratori a basso reddito.

Oggi leggo la notizia che la signora Marcegaglia e gli industriali italiani hanno proposto che la riforma del fisco, che dovrebbe trovare le risorse necessarie sia per il riallineamento del defict sia per un abbassamento delle aliquote IRPEF (quelle sui redditi), dovrebbe partire proprio da un aumento dell’IVA.

Nonostante in tv i soloni della politica e dell’economia da mesi ci abbiano abituati a credere che l’Italia (forse) non e’ in pericolo come la Spagna (come se stare aggrappati sul ciglio di un burrone tenendosi con una mano oppure con due facesse una grande differenza), che il ministro Tremonti ha saputo tenere i conti in ordine e che le banche italiane non sono esposte con la Grecia come quelle di altri paesi, oggi, 20 giugno 2011, alla notizia che la nazione ellenica e’ sempre piu’ vicina al default, la borsa italiana perde il 2,60% (arrivando a perdere in giornata fino a quasi il 3%), mentre la media della perdita in Europa, inclusa la Spagna, e’ dell’1,50%.

Cio’ che ha fatto scendere il listino italiano piu’ degli altri, pare sia l’enorme pressione di vendita sui titoli bancari, soprattutto della banca Monte dei Paschi di Siena che oggi ha perso quasi il 20% a causa di un aumento di capitale da 2 miliardi di euro reso necessario per il rimborso dei famosi “Tremonti bond” (qualcuno se li ricorda?), e che con la situazione greca, ovviamente, non c’entra niente. Almeno cosi’ dicono…

Infine, considerazioni di altro tipo ma pur sempre significative, cioe’ riguardo al rapporto esistente in Italia fra i cittadini e coloro che dovrebbero farsi carico dei loro problemi, si possono fare anche leggendo questo articolo.