Primavere

Cio’ che accadde a Praga nel 1968 segno’ definitivamente un’epoca, non solo per i cecoslovacchi, ma anche per chi viveva nei paesi appartenenti allo stesso blocco, in Ungheria, in Polonia, nella DDR e in tutti i paesi dell’est europeo le cui popolazioni avevano dovuto subire, a seguito della spartizione del mondo decisa dalle superpotenze, una vita non loro alla quale sarebbero state incatenate per oltre quarant’anni, e dalla quale solo nel 1989 avrebbero potuto affrancarsi riconquistando cosi’ la propria identita’ nazionale.

Nel 1968, mia madre aveva ventitre’ anni. Era una giovane studentessa di lingue e come tutti i ragazzi e le ragazze della sua eta’, viveva quella primavera leggendo di nascosto i testi di autori proibiti che, fotocopiati, venivano passati di mano in mano come fossero la cosa piu’ preziosa e segreta del mondo. Molte di quelle fotocopie le ha conservate, e oggi le tiene gelosamente custodite, forse per nostalgia, in un grande volume insieme alle tante fotografie che la ritraggono, bionda com’e’ sempre stata, negli anni piu’ belli (lei dice) della sua vita.
Per me, e’ sempre stato difficile comprendere esattamente cosa lei provi quando ripensa a quel periodo. Posso immaginare che sia qualcosa di simile a cio’ che accade a me quando anch’io ricordo quella stessa eta’, ma non credo che sia esattamente la stessa cosa. Come non credo che quell’epoca sia paragonabile ad una qualunque altra.
Per avere un’idea di cio’ che i giovani cecoslovacchi, e non solo loro, hanno vissuto durante gli anni della Primavera di Praga, ed anche dopo, l’unico modo sarebbe quello di avere la macchina del tempo e ritornare indietro, che ovviamente non e’ possibile. Ma qualcosa (anzi molto) ho potuto assorbirlo leggendo Kundera, Havel, Mňačko e molti altri autori che, in forme diverse, hanno raccontato quella straordinaria esperienza.
C’e’ comunque un autore che, per mezzo di brevi cristallizzazioni di quei momenti, piu’ di tutti sa ricreare l’atmosfera di cio’ che un giovane, negli anni dell’invasione sovietica della Cecoslovacchia, ha vissuto. Sto parlando di Patrik Ouředník e del suo Rok čtyřiadvacet (Anno 24), scritto nel 1995. Una serie di ricordi buttati li’, alla rinfusa, come fotografie istantanee delle emozioni da lui provate, raccolte in una specie di diario che non ha date, ma in cui il tutto e’ intensamente impregnato di poesia e di vita vera. Un messaggio che vorrei riportare anche qui, cosicche’ sia trasmesso a ciascuno che, leggendolo, possa avvertire dentro la speranza che, prima o poi, una primavera, ed un momento per rinascere e riscattarsi, esiste per tutti.

Rok čtyřiadvacet (Anno 24) di Patrik Ouředník
MI ricordo che durante le vacanze del 1969 mio padre rifletteva sulla possibilita’ di restare in Francia. Mi ricordo che ha chiesto a noi bambini che cosa ne pensavamo e che la sua domanda mi ha fatto arrabbiare. Mi ricordo che mia sorella, di due anni piu’ grande, gli ha risposto: “E perche’ noi? Sono i russi che se ne devono andare”.
I/2
Mi ricordo il “menu’” sui muri praghesi nel 1968 e alcuni dei piatti: gulash all’ungherese Kadárek, bistecca alla tartara di Kolder e cervelletto di Brežnev in salamoia.
I/3
Mi ricordo che Kolder (o era Indra?), abitava vicino a casa nostra, in Via del Sottocolonnello Sochor.
I/4
Mi ricordo Vlasta Tˇrešˇnák “alla gogna” al Teatro all’aperto. Mi ricordo che ha cantato due canzoni.
I/5
Mi ricordo un verso di una delle canzoni: La falce sibila sulla terra. Mi ricordo che la sapevo a memoria e che una volta l’ho cantata a un amico, e che invece di “la falce sibila sulla terra” ho involontariamente cantato “l’alce sibila sulla terra”.
I/6
Mi ricordo che la “gogna” si faceva ogni mercoledi’ e il biglietto costava due corone. Mi ricordo che era proibito ai minori di quindici anni. Mi ricordo che non era difficile scavalcare e confondersi tra la folla.
I/7
Mi ricordo che confondevo le parole “forbito” e “inibito”.
I/8
Mi ricordo Renzo e Lucia, “la prima rivista per adolescenti”.
I/9
Mi ricordo che nel sessantotto io e un amico rubavamo in una drogheria sul Viale degli Eroi di Dukla degli zampironi contro i ratti e poi sulla piana di Letnà gli davamo fuoco e li tiravamo contro i carri armati russi.
I/10
Mi ricordo che i soldati si spaventavano. Mi ricordo che una volta sono risuonati degli ordini in russo e i soldati si sono messi in posizione da combattimento con i mitra in pugno.
I/11
Mi ricordo che siamo corsi via e poi per diverse ore siamo rimasti nascosti nel Museo della tecnica, dove ci siamo messi d’accordo che avremmo confermato a vicenda nomi e indirizzi falsi.
I/12
Mi ricordo che io e mio padre un giorno camminavamo lungo i Viali degli Eroi di Dukla e dei Difensori della pace e leggevamo le scritte sui muri contro l’occupazione. Mi ricordo che mio padre si divertiva.
I/13
Mi ricordo che mio padre cercava la rivista per bambini Margheritina sulla quale avevano stampato una poesia antirussa. Dal giornalaio su Viale dei Difensori della pace era finita, ma la giornalaia ci ha regalato “un sorriso significativo”.
I/14
Mi ricordo che anni dopo qualcuno mi ha detto che la poesia l’aveva scritta Jiˇrí Pištora.
I/15
Mi ricordo gli incontri di hockey contro l’URSS nel 1969 e i nomi dei giocatori Suchý, Nedomanský, Holík Jiˇrí e Holík Jaroslav, Dzurilla. Mi ricordo i risultati: 2-0 e 4-3.
I/16
Mi ricordo un altro incontro di hockey contro l’URSS (1972?), giocato in Svizzera in uno stadio pieno di emigranti cechi che scandivano “Tornatene a casa, Ivan!”. Mi ricordo che la televisione e la radio hanno tolto l’audio e mi ricordo la voce rimbombante, che ha commentato il resto dell’incontro dallo studio.
I/17
Mi ricordo che Nedomanský e’ poi emigrato in Canada.
I/18
Mi ricordo che i tifosi di hockey chiamavano “attacco rosso” lo schieramento avanzato di un club canadese, formato da emigranti cecoslovacchi e russi.
I/19
Mi ricordo che il ventidue o ventitre’ agosto del 1968 ero in fila al forno di Piazza Strossmayer e che dopo due ore mi avrebbe dovuto sostituire mia sorella. Mi ricordo che non e’ arrivata, che me ne sono andato e che poi a casa mi hanno sgridato.
I/20
Mi ricordo che me ne sono andato dalla fila soprattutto perche’ prima di pranzo volevo avere il tempo di leggere le scritte sui muri. Mi ricordo delle scritte Via gli occupanti, Dubˇcek, non arrenderti, Con l’Unione sovietica per l’eternita’, ma nemmeno un secondo di piu’ e Soldi non ne abbiamo e le nostre ragazze non ve le diamo. Mi ricordo anche la scritta Un elefante non puo’ ingoiare un riccio, che non avevo capito del tutto, e un’altra che mi piaceva molto, Compratevi una paletta, e’ arrivata un’epoca di merda.
I/21
Mi ricordo anche di due versi di una poesia in rima su Brežnev: La sfida oggi e’ quale mulo / meglio gli lecchera’ il culo.
I/22
Mi ricordo che io e un amico abbiamo gettato dalla finestra una busta piena di acqua su un vicino, di cui a casa si diceva che era un “collaborazionista”. Mi ricordo che era sdraiato sulla schiena sotto la macchina e che la busta lo ha colpito in mezzo alle gambe. Mi ricordo che ha chiamato la polizia e mia sorella, che aveva diciassette anni, e’ dovuta andare alla stazione di polizia a firmare il verbale (i miei genitori non erano a casa).
I/23
Mi ricordo che mia sorella poi ha detto che sembrava essersi “pisciato sotto”.
I/24
Mi ricordo che si chiamava Karel Otto e che da allora l’abbiamo chiamato “Karel Pisciasotto”.

***
MI ricordo i nomi di alcuni compagni del primo anno della scuola elementare: Milan Brouˇcek, Ivo Šašek, David Jedliˇcka, Martin Dvoˇrák, Karel Hromada, Hanuš Kotek. Mi ricordo che Ivo Šašek era tifoso dello Sparta Praga. Mi ricordo che Hanuš Kotek era rappresentante di classe e aveva la responsabilita’ della cassa della classe, che era conservata in una scatola di ferro quadrata. Mi ricordo che una volta l’ho preso per il culo e lui mi ha lanciato la scatola in testa.
II/2
Mi ricordo che mi e’ uscito il sangue dalla testa e che mi hanno dovuto mettere i punti. Mi ricordo che era tutto cominciato perche’ Hanuš Kotek mi aveva ricordato che non avevo ancora versato la mia quota per il Fondo internazionale di solidarieta’.
II/3
Mi ricordo che si diceva che David Jedliˇcka fosse ebreo. Mi ricordo che Karel Hromada andava al catechismo, ma non si doveva dire in giro. Mi ricordo che Milan Brouˇcek ha fatto la spia alla portiera che ero stato io a suonare ai campanelli.
II/4
Mi ricordo che il nome Patrik suscitava meraviglia o un leggero divertimento. Mi ricordo che nella maggior parte dei casi dovevo ripeterlo prima che mi capissero. Mi ricordo che una volta alla ASL di Praga 7 la signora dietro allo sportello mi ha detto: “Vuoi dire Petr, vero?”. Mi ricordo che sull’aiuola tra Piazza Srossmayer e la ASL passeggiava regolarmente un tizio con un cocker di nome Patrik.
II/5
Mi ricordo che quell’aiuola veniva chiamata “birrone” e che li’ ho fumato per la prima volta.
II/6
Mi ricordo che mi ci aveva portato mia sorella maggiore, che a quindici anni aveva un appuntamento e non voleva andarci da sola.
II/7
Mi ricordo che di fronte all’aiuola abitava Marcela Kinclovà, che in prima media mi ha spedito la mia prima lettera d’amore. Suonava: Jana mi ha detto che le hai chiesto se e’ vero. Quindi ti rispondo: la cosa e’ vera.
II/8
Mi ricordo che a casa ho fatto vedere la lettera a mia sorella maggiore, che ha detto che Marcela aveva la “mano allenata”. Mi ricordo che ero orgoglioso perche’ mi amava qualcuno che aveva la mano allenata.
II/9
Mi ricordo che alcuni anni dopo ho scoperto che Marcela Kinclovà era emigrata con i genitori in Italia.
II/10
Mi ricordo che lo stesso anno ho ricevuto una seconda lettera d’amore dalla figlia del padrone delle “macchinine a scontro” al lunapark. Si chiamava Helena Helferovà. La lettera d’amore l’aveva messa nella cassetta, dov’era stata sequestrata dai miei genitori, anche se sulla busta c’era scritto Strettamente personale!!!!!. Mi ricordo che i miei me l’hanno consegnata parecchi anni piu’ tardi.
II/11
Mi ricordo che le “macchinine a scontro” costavano al lunapark cinque corone e il “calcio in culo” due corone. Mi ricordo che la cosa piu’ economica da mangiare era il pane con la senape, costava venti centesimi, ma non mi ricordo quanto costava lo zucchero filato.
II/12
Mi ricordo che al lunapark andavo con un amico che aveva un cane che si chiamava Argo. Mi ricordo che un altro amico aveva un cane che si chiamava Filip. Mi ricordo anche cani che si chiamavano Punto, Boiaro, Azzorra, Sola, Orsacchiotto, Musetto, Bestia.
II/13
Mi ricordo che a Filip non piacevano i bambini. Mi ricordo che alla fine ha morso un bambino e che l’hanno fatto sopprimere.
II/14
Mi ricordo che con il compagno di classe che aveva Filip in terza media siamo diventati amici perche’ tutti e due avevamo appena letto Il piccolo principe. Mi ricordo che facevamo passeggiate di ore nei parchi e chiacchieravamo di letteratura e politica.
II/15
Mi ricordo che il mio amico parlava in modo innaturalmente letterario e che alcuni lo consideravano una “provocazione”.
II/16
Mi ricordo che insieme a lui siamo andati al cinema Fiera a vedere Un uomo da marciapiede.
II/17
Mi ricordo che al cinema Fiera ho visto nel 1968 o nel 1969 Angelica, la marchesa degli angeli; mi ricordo che ero entrato solo perche’ mi avevano nascosto gli amici piu’ grandi.
II/18
Mi ricordo che al cinema Moderno ho visto negli anni Settanta tre volte di seguito Blow-up.
II/19
Mi ricordo i film Treni strettamente sorvegliati, I raccoglitori di luppolo, Se mille clarinetti, Gli amori di una bionda, Al fuoco, pompieri!, Tutti i miei compaesani.
II/20
Mi ricordo la prima volta che ho visto il film Lo scherzo e quanto mi ha annoiato.
II/21
Mi ricordo che dicevo “tranqui” o “stai tranqui”. Mi ricordo che in terza o quarta elementare dicevo alla fine di ogni frase “faccio umilmente notare” e che la maggior parte degli adulti si irritava.
II/22
Mi ricordo che nell’ora di educazione musicale mi sono rifiutato di cantare l’inno russo e che dopo e’ successo un casino.
II/23
Mi ricordo che non mi hanno preso nei pionieri e che sono rimasto al grado di “coccinella”. Mi ricordo che il giorno dopo la cerimonia dell’“infazzolettatura” i miei compagni sono venuti a scuola con i fazzoletti e la maestra Ryskovà ha detto che se avessi migliorato la mia condotta forse l’anno successivo anch’io sarei diventato pioniere.

 ***

MI ricordo l’indovinello: Che cosa significa PCC? Risposta: Perdita continua cecoslovacca.
III/2
Mi ricordo le scritte contro l’occupazione Studiate, studiate, studiate – ma a casa vostra! E Che il russo ha tradito / lo dice Hus l’erudito.
III/3
Mi ricordo che le Milizie popolari venivano chiamate Gustapo.
III/4
Mi ricordo che i miei amici mi chiamavano Gulasch, Lumumba, Uralo, Angela Davis.
III/5
Mi ricordo che una delle mie sorelle e’ entrata negli anni Settanta nell’Unione della gioventu’ socialista.
III/6
Mi ricordo che abbiamo litigato e che lei mi ha spiegato che qualcuno doveva pure stare “dentro” per disgregare l’apparato ideologico.
III/7
Mi ricordo discussioni di ore con i miei amici sulla “resistenza passiva”.
III/8
Mi ricordo la registrazione su nastro di un concerto. Lo spettacolo si chiamava L’anima non si puo’ spezzettare. Mi ricordo che mi sembrava audace e preciso.
III/9
Mi ricordo che a Smrkovský nell’autunno o nell’inverno del 1968 e’ venuta l’influenza perche’ i russi l’avevano “contaminato”.
III/10
Mi ricordo che si diceva che Kádár avesse tentato il suicidio.
III/11
Mi ricordo che si diceva che Svoboda avesse tentato il suicidio.
III/12
Mi ricordo che si diceva che Dubˇcek, dopo che era venuto a sapere dell’invasione, aveva passato tutto il resto della notte a piangere.
III/13
Mi ricordo che alcune persone per strada piangevano.
III/14
Mi ricordo che la Slovacchia doveva essere annessa all’URSS.
III/15
Mi ricordo che esisteva la rivista (ciclostilata) Pettegola legale.
III/16
Mi ricordo che ho preso una copia di Pettegola legale per farla vedere a un amico con il quale ero d’accordo che saremmo andati al cinema a vedere Torna a casa Lassie.
III/17
Mi ricordo che si trattava di una proiezione per i figli degli impiegati della societa’ dove lavorava la madre del mio amico, e che l’ingresso era gratuito.
III/18
Mi ricordo che il mio amico non e’ venuto al cinema perche’ era in punizione e che il giorno dopo gli ho dovuto raccontare il film. Mi ricordo che non era per niente curioso di vedere Pettegola legale.
III/19
Mi ricordo che nell’autunno del 1974 e’ andato a fuoco il Palazzo della fiera e che a casa nostra venivano gli amici a osservare la scena. Mi ricordo che ai pompieri era terminata l’acqua e che avevano infilato i tubi nella Moldava, ma poi il primo tram della mattina li aveva tranciati, e che poi qualcuno mi ha detto che era stato il numero dodici.
III/20
Mi ricordo che in un caseggiato su Via della Fiera in cui abitava un mio compagno di classe nel 1968 o nel 1969 sono crollate le scale. Mi ricordo che il mio compagno per alcuni giorni non e’ venuto a scuola perche’ non aveva con che cosa scendere.
III/21
Mi ricordo che negli anni Ottanta era crollata una parte del lungofiume Engels. Mi ricordo che la gente diceva che era stata una fortuna che fosse successo di notte.
III/22
Mi ricordo che si diceva che da qualche parte a Praga 2 era sprofondata tutta una pensilina con una persona che stava aspettando il tram. Mi ricordo che quella persona non e’ mai stata ritrovata.
***

MI ricordo il ventuno agosto del 1969 e l’inserto del Diritto rosso con il titolo a caratteri cubitali NON SONO PASSATI.
IV/2
Mi ricordo che su una fotografia c’era un gruppetto di giovani, alcuni dei quali mostravano con le dita la lettera “V”. Il commento diceva che si trattava di un messaggio in codice: “Tra due minuti
Iniziera’ l’attacco”.
IV/3
Mi ricordo che io e le mie sorelle per diverse settimane abbiamo ripetuto l’espressione “tra due minuti iniziera’ l’attacco” e scoppiavamo a ridere.
IV/4
Mi ricordo che in quell’inserto si parlava anche di “una fiat rossa con targa italiana” e che quella fiat era stata parcheggiata in diversi luoghi strategici di Praga.
IV/5
Mi ricordo un foglietto con un quadrato rosso e con la scritta A Mosca hanno deciso che questo cerchio e’ verde.
IV/6
Mi ricordo la cartolina di auguri del 1969 del pittore Cyril Bouda con un disegno del Museo nazionale con i segni lasciati dagli spari russi.
IV/7
Mi ricordo un manifesto con l’occhio divino e la scritta “Xaver ti osserva!”.
IV/8
Mi ricordo un volantino con la lista dei nomi della squadra di hockey della Cecoslovacchia con un acrostico che formava la parola “controrivoluzionari”.
IV/9
Mi ricordo che nel 1969 o nel 1970 io e le mie sorelle copiavamo barzellette a sfondo politico su un quaderno per un’amica di mia sorella, emigrata in Svizzera.
IV/10
Mi ricordo una battuta: Si incontrano due tizi. Uno dice: “Brežnev e’ in ospedale”. L’altro gli chiede: “Come mai?”. E il primo gli fa: “E’ inciampato in un martello e gli si e’ infilata la falce nel culo”.
IV/11
Mi ricordo che circolavano molte battute sotto forma di indovinelli: “Perche’ il carro armato russo del monumento della liberazione ha il numero 23? – Tra ventitre’ anni ce ne andremo!”. “Perche’ quest’anno a Mosca non si e’ tenuta la parata militare? – Perché tutti i soldati che avevano gli scarponi si trovano in Cecoslovacchia”. “Che cos’e’: e’ nero e si trova davanti alla nostra porta? – Il futuro”.
IV/12
Mi ricordo che nel 1968 abbiamo ricevuto per natale (i bambini dai genitori) il primo grammofono. Mi ricordo che un anno dopo abbiamo comprato la televisione.
IV/13
Mi ricordo il programma televisivo “I nostri consigli”, che tutti guardavano per il personaggio del “signor Uovo”. Mi ricordo che le pubblicita’ le chiamavamo “I nostri sbadigli”.
IV/14
Mi ricordo che i guasti della televisione li chiamavamo “rospi”.
IV/15
Mi ricordo che eravamo abbonati alle riviste Mondo giovane e Reporter.
IV/16
Mi ricordo una rivista occidentale che avevamo a casa; in copertina c’era Jane Fonda con una maglietta bagnata e senza reggiseno.
IV/17
Mi ricordo che con diversi pretesti entravo in bagno mentre le mie sorelle si stavano cambiando.
IV/18
Mi ricordo che per parecchio tempo ho creduto che i bambini nascessero dall’ombelico, ma poi un compagno di classe in terza elementare mi ha spiegato che nascono dalla “fica”.
IV/19
Mi ricordo che le mie sorelle maggiori aspettavano una “visita dall’America” e che ridevano in modo idiota quando io me ne meravigliavo.
IV/20
Mi ricordo che l’espressione “le mie cose”, sentita un giorno da qualche parte, per me e’ rimasta a lungo un mistero.
IV/21
Mi ricordo lo spray Intim.
***

MI ricordo due note sul registro di classe: “Durante l’ora di matematica non lavora, si dedica a un’attività che non riguarda la matematica (le carte)” e “Senza permesso accende e spegne la luce”.
V/2
Mi ricordo che nella scuola elementare “Giovane guardia” ho “provocato dei danni in diversi punti della parete dell’aula tirando il gesso”.
V/3
Mi ricordo che l’insegnante di tecnica Picek ci ha raccontato che nel sessantotto era stato assalito da un gruppo di teppisti che volevano picchiarlo perche’ era comunista, ma che gliel’aveva fatta vedere lui.
V/4
Mi ricordo che Picek ci ha anche raccontato dei soldati americani in Vietnam, che ogni volta che ammazzavano un vietnamita, gli tagliavano la testa. La sera poi contavano attorno al fuoco quante teste avevano tagliato, e ognuno riceveva tanti dollari quante teste aveva.
V/5
Mi ricordo che Picek e’ stato a lungo l’unico “vero comunista” che ho incontrato; il secondo (e ultimo) l’ho incontrato alcuni anni dopo sull’autobus Praga-Kladno.
V/6
Mi ricordo di aver conosciuto anche un terzo “vero comunista”: andava a giocare a scacchi nel ristorante all’aperto Al castelletto e aveva delle mostrine sul colletto. Mi ricordo che giocava a scacchi malissimo e che ogni volta che perdeva si imbufaliva.
V/7
Mi ricordo della maestra Schmitzerovà che in prima liceo (nel 1971) ci ha detto che la potevamo chiamare “signora professoressa”, che non le avrebbe dato fastidio.
V/8
Mi ricordo che copiavo delle citazioni dai libri su un block notes A6. Mi ricordo che c’erano annotazioni dal Piccolo principe, dal Faustroll e dal Re Ubu di Jarry, dalla Guerra ebraica di Feuchtwanger, da Stanislav Jerzy Lec, da Mro˙zek, da Holub, dalla Terra desolata di Eliot, da Alice nel paese delle meraviglie, da Morgenstern.
V/9
Mi ricordo che c’era anche la poesia “Mi rifiuto”, che avevo copiato da un volantino e che iniziava Ormai siete qui / benvenuti! / Benvenuti, ospiti estivi / dalle profondita’ del gelo… Mi ricordo che il nome dell’autore (Antonín Brousek) l’ho scoperto soltanto parecchi anni dopo.
V/10
Mi ricordo che avevo un secondo block notes dove scrivevo le mie poesie. Mi ricordo una poesia scritta in prima liceo, con i versi: “I rasperelli nei vasi / e Tomáš Živný in prima C”. Mi ricordo che si trattava di una poesia surrealista.
V/11
Mi ricordo che alcuni dicevano di essere surrealisti e altri di essere esistenzialisti. Altri dicevano di
essere trotskisti e che Stalin era un traditore. Mi ricordo che una mia amica francese era maoista.
V/12
Mi ricordo le banconote da tre corone (azzurre) e cinque corone (verdi). Mi ricordo che la banconota da dieci corone veniva chiamata “pioniere” e quella da cinquanta “edificatore”. Quella da venticinque corone veniva chiamata “orbo” e quella da cento corone “castello”. Mi ricordo che le nuove monete da cinque centesimi venivano chiamati “bilakino” e “štrougalino”.
V/13
Mi ricordo l’incontro Fischer-Spasskij (1973?). Mi ricordo che Fischer ha vinto 6:2 e che e’ stato il primo americano dalla fine della guerra a sconfiggere un russo “nella lotta per il trono scacchistico”.
V/14
Mi ricordo che Spasskij e’ emigrato in Francia e Korˇcnoj in Svizzera.
V/15
Mi ricordo che Ludˇek Pachman e’ emigrato in Germania ovest. Mi ricordo che poi suo fratello ha detto in televisione che Ludˇek gia’ da bambino era egoista e insofferente.
V/16
Mi ricordo che mio suocero diceva che Karel Kryl aveva “tradito” e sarebbe stato suo dovere restare in Cecoslovacchia.
V/17
Mi ricordo che Waldemar Matuška era emigrato in Canada attraverso l’Austria. Mi ricordo che si diceva che Karel Gott era emigrato in Germania ovest, ma che Husák l’aveva implorato di tornare, che gli avrebbe regalato una nuova villa.
V/18
Mi ricordo che nel nostro palazzo abitava il bassista del gruppo di Matuška AFA (Amici dei falo’ all’aperto), ma non mi ricordo come si chiamava.
V/19
Mi ricordo una storiella su un tipo che era emigrato, a trenta chilometri dal confine aveva cominciato a pitturare i guard rail ed era arrivato fino alla frontiera, di giorno pitturava, di sera beveva con le guardie, finche’ un bel giorno pitturando si e’ fatto strada oltre frontiera ed e’ scomparso in Germania.
V/20
Mi ricordo di un amico che voleva attraversare la frontiera tra la Bulgaria e la Jugoslavia. Mi ricordo che prima della partenza cercava per tutta Praga una bussola.
***

MI ricordo che a quindici anni andavo con i compagni di classe piu’ grandi di mia sorella nella birreria Da Pavlán perché la’ non ci chiedevano quanti anni avevamo.
VI/2
Mi ricordo che la carta d’identita’ veniva chiamata “libretto rosso” e “targhetta per i cani”.
VI/3
Mi ricordo l’espressione “stupido come un comunista in costume da bagno”.
VI/4
Mi ricordo l’espressione “stupido come l’Assemblea nazionale”, “stupido come il Primo maggio” e “stupido come Lenin”. Mi ricordo l’insulto: “Razza di marxismo scientifico!”.
VI/5
Mi ricordo la scritta sui tram: I viaggiatori sono obbligati a reggersi durante il viaggio. Mi ricordo che la citavo ogni volta che volevo abbracciare una ragazza per la prima volta.
VI/6
Mi ricordo quando si e’ iniziato a dire “fare sesso”. Mi ricordo che in metro i viaggiatori erano obbligati a reggersi agli appositi sostegni.
VI/7
Mi ricordo le poesie di Pavel Kohout che piu’ o meno a diciassette anni ho imparato a memoria e le recitavo volentieri agli amici.
VI/8
Mi ricordo una poesia sui trattori: Voi, pieni di meraviglia / sorrisetti e buonumore / chiacchiere agitate / un anno fa alla raccolta / quando al posto dei cavalli / sono arrivati i nuovi trattori. // Trattori, trattori / distruggerete / opinioni antiquate / sistemi antiquati.
VI/9
Mi ricordo che piu’ o meno a diciotto anni una volta ho fatto sesso nell’abitacolo di un trattore.
VI/10
Mi ricordo che non ho mai fatto sesso in macchina, e mi ricordo che la cosa mi dispiaceva.
VI/11
Mi ricordo che ho fatto sesso nell’abitacolo di un trattore (in moto), a bordo di un camion (in moto), su un motorino (in moto), nel bagno femminile della stazione di Cracovia, in altri bagni pubblici e nei lavatoi, nei fienili, nel bosco, in mezzo ai campi, in una grotta, sulle spiagge, nel mare, in un fiume, in un ruscello, nella vasca, sotto la doccia, sul tavolo e sotto il tavolo, ma mai in macchina, ne’ in moto ne’ spenta.
VI/12
Mi ricordo la prima volta che ho fatto sesso, ma non mi ricordo la seconda.
VI/13
Mi ricordo il ritornello di una canzone che ci piaceva urlare a squarciagola quando avevamo sedici anni: Uno, due e tre cieli / intorno ci sono i peli.
VI/14
Mi ricordo che si diceva che nel film L’orecchio alla Bohdalovà si vedevano le tette, ma mi ricordo che anni dopo quando ho visto il film non ho poi visto niente.
VI/15
Mi ricordo che Qualcuno volo’ sul nido del cuculo l’ho visto a Budapest e che ci sono andato apposta. Mi ricordo che mi ha fatto una grande impressione.
VI/16
Mi ricordo due film russi che mi hanno fatto una grande impressione: Cinque serate di Nikita Michalkov e Stalker di Andrej Tarkovskij.
VI/17
Mi ricordo di quando tutti parlavano di Šukšin.
VI/18
Mi ricordo di quando tutti parlavano di Okudžava.
VI/19
Mi ricordo di come, in tempi diversi, tutti parlavano di Kerouac, Jarry, Breton, Vian e Henry Miller.
***

MI ricordo che sui tettucci pieni di polvere delle macchine scrivevamo STRONZO e LAVAMI, CRETINO.
VII/2
Mi ricordo che eravamo seduti su una ringhiera davanti alla scuola e che una volta un tizio ci ha detto che la ringhiera non stava li’ “per sedersi”.
VII/3
Mi ricordo che sui tram c’erano 24 posti a sedere e 138 posti in piedi. Mi ricordo che alla cifra 138 qualche volta era stato aggiunto uno zero.
VII/4
Mi ricordo che io e i miei amici eravamo seduti su un marciapiedi a Piazza San Venceslao e che sono arrivati i poliziotti, che ci hanno controllato i documenti e ci hanno costretto ad alzarci.
VII/5
Mi ricordo che io e i miei amici eravamo seduti su un marciapiede del Ponte Carlo e che sono arrivati i poliziotti, che ci hanno controllato i documenti e ci hanno costretto ad alzarci.
VII/6
Mi ricordo una volta che stavo aspettando davanti alla farmacia di Piazza Strossmayer appoggiato a una ringhiera e che erano passati accanto dei poliziotti, che dal finestrino mi avevano fatto cenno di non appoggiarmi, e che io avevo fatto finta di non capire, che poi si erano fermati, erano scesi, avevano controllato i miei documenti e avevano detto che la ringhiera non era li’ “per quello”.
VII/7
Mi ricordo che non si diceva “poliziotto” e “carabiniere” perche’ erano borghesi, ma “membro” e “organo”. Mi ricordo che la stazione di polizia (VB) era chiamata “quinta B” e “universita’ di Vasil primo”.
VII/8
Mi ricordo che la parola “membro” suscitava diverse forme di sarcasmo.
VII/9
Mi ricordo che non mi masturbavo ma “praticavo l’onanismo”. Mi ricordo che ci vedevo una differenza.
VII/10
Mi ricordo che evitavo di usare la parola “temporaneo” e dicevo “transitorio”. Mi ricordo che questo riflesso mi e’ rimasto fino ai diciotto anni.
VII/11
Mi ricordo che nel sessantotto c’erano persone che dicevano che non si sarebbero tagliati i capelli o la barba finche’ i russi non se ne fossero andati a fare in culo.
VII/12
Mi ricordo che quando e’ stata introdotta in Cecoslovacchia l’ora legale, c’erano persone che “per principio” non spostavano le lancette dell’orologio.
VII/13
Mi ricordo che su Diritto rosso e’ uscito un articolo con il titolo L’ora legale – nuova garanzia di successo socialista.
VII/14
Mi ricordo il segnalibro Dopo il lavoro un libro! Mi ricordo il segnalibro Conosci i gradi dei membri della Sicurezza dello stato? Mi ricordo il segnalibro Il libro progressista – consigliere, educatore e organizzatore dei lavoratori. Mi ricordo il foglietto contenuto in ogni libro: “Al momento del reclamo consegna questo tagliando di controllo”.
VII/15
Mi ricordo che sulle risme A4 da 500 fogli c’era sul bordo una targhetta: “Carta per stampe infinite”. Mi ricordo che una volta in un negozio di cancelleria ho chiesto “due risme di carta per stampe infinite” e che non mi hanno capito.
VII/16
Mi ricordo che una volta per il mio compleanno ho ricevuto una copia del quotidiano Praga sera del giorno della mia nascita, e mi ricordo i titoli: Oggi apparira’ una cometa e Si intensifica la lotta alla gentaglia. Mi ricordo che ci sono state delle battute.
VII/17
Mi ricordo la morale socialista, il modo di pensare socialista, la grande produzione socialista, le grandi masse dei lavoratori, la masse vittoriose dei lavoratori, il socialismo dal volto umano, il futuro radioso, il futuro splendente, il futuro che e’ solo e soltanto nelle nostre mani, il domani che e’ a portata di mano, la nostra visione del mondo, la volonta’ incrollabile dei lavoratori, gli intellettuali lavoratori, le masse lavoratrici, gli elementi declassati, gli elementi antisocialisti, gli eterni brontoloni, i revanscisti inaciditi, gli opportunisti di destra a cui la fortuna non arride, i nemici incalliti del nostro ordinamento socialista, i germogli possenti del socialismo, una certa parte della giovane generazione.
VII/18
Mi ricordo le scritte nei bagni pubblici: Anche a te?, Questo e’ uno stronzo!, Che merda! e Chiama 38-14-2.
***

MI ricordo Pele’, Bobby Sands e Angela Davis.
VIII/2
Mi ricordo l’omicidio di Bob Kennedy. Mi ricordo i nomi dei cosmonauti Neil Armstrong, Edwin Aldrin e Michael (?) Collins. Mi ricordo che Collins doveva starsene seduto nel razzo, mentre Armstrong e Aldrin camminavano sulla luna. Mi ricordo che mi e’ dispiaciuto per lui.
VIII/3
Mi ricordo che il modulo orbitante si chiamava “Columbia” e il modulo d’atterraggio “Aquila”. Mi ricordo che Armstrong ha detto: “L’Aquila ha le ali”.
VIII/4
Mi ricordo James Bond (l’agente 007) e il dottor Sorge.
VIII/5
Mi ricordo il capitano Minaˇrík e alcuni versi della canzone Lettera a Radio Free Europe di Josef Laufer: Voi che di notte regolate i fili / profeti con gli artigli spezzati ascoltate, / per il castello di vampiri crollato. Mi ricordo il ritornello: Grazie a Lei, grazie a Lei, uomo coraggioso, / Lei e’ il nostro capitano, loro sono uggiosi.
VIII/6
Mi ricordo che una volta a diciassette anni sono stato convocato per la “lezione introduttiva di preparazione alla difesa nazionale”. Mi ricordo che si trattava di una lezione sulla situazione militare nel mondo. Mi ricordo che un soldato ci ha proiettato delle diapositive con diverse bandiere mondiali: quella americana, inglese, tedesca, francese, sovietica, polacca.
VIII/7
Mi ricordo di essermi appellato contro il giudizio di “abilita’ alla leva militare” in una lettera che iniziava: Compagni! Dai miei 11 anni patisco diverse difficolta’. Gia’ al secondo livello della scuola dell’obbligo sono stato per queste difficolta’ esonerato dall’educazione fisica.
VIII/8
Mi ricordo di aver anche sottolineato il fatto di essere stato riconosciuto come cittadino dalle modificate capacita’ lavorative (CMCL) e che al momento attuale lavoro come operaio non specializzato nella Cooperativa dei fisicamente inabili (COFIIN).
VIII/9
Mi ricordo le sigle MSR (Movimento sindacale rivoluzionario), AGIS (Associazione dei genitori e degli insegnanti della scuola), UGC (Unione della gioventu’ cecoslovacca), UGS (Unione della gioventu’ socialista), IAF (Industria delle acciaierie e delle fonderie), FAI (Federazione amici dell’industria) e BADA (Benevole associazione dell’automazione).
VIII/10
Mi ricordo che le persone anziane pronunciavano la sigla URSS “u-erre-esse-esse”, mentre le generazioni successive dicevano “u-r-s-s”.
VIII/11
Mi ricordo che il Fronte nazionale veniva chiamato “Furto nazionale”. Mi ricordo che il partito francese di destra Front national veniva chiamato sulla stampa ceca cosiddetto fronte nazionale oppure Fronte nazionalistico. Mi ricordo che sui giornali una volta e’ apparsa la sigla SCOPAR, a
proposito di un movimento rivoluzionario pakistano.
VIII/12
Mi ricordo una storiella secondo la quale nella redazione di un giornale avevano cacciato il correttore di bozze perche’ nel programma della radio non aveva individuato un errore: invece di “programma su V.I. Lenin” nella rubrica era infatti comparso “prodramma su V.I. Lenin”.
VIII/13
Mi ricordo una storiella secondo la quale il direttore della prigione di Praga aveva un passato un guaio perche’ aveva fatto mettere sul portone la scritta “Benvenuti!” in occasione della visita ufficiale di una delegazione dall’URSS.
VIII/14
Mi ricordo quanto profondamente disprezzavo le persone che in occasione delle feste nazionali appendevano le bandierine alle finestre. Mi ricordo che erano ogni anno di piu’.
VIII/15
Mi ricordo di aver fondato con degli amici nel 1976 un “gruppo di interesse per le attivita’ artistiche” (GIAA) e che abbiamo discusso nella birreria Da Pavlán il nome del gruppo. Qualcuno ha proposto di chiamarci teatro Albero: “Associazione libera dei bravi esemplari reazionari ostinati”.
VIII/16
Mi ricordo la targhetta sui vagoni della metropolitana praghese: Fabbrica metalmeccanica di Mytišˇci.
VIII/17
Mi ricordo le parole agitprop, politruk, sputnik.
***

MI ricordo che non potevamo portare a scuola l’orologio perche’ non era opportuno.
IX/2
Mi ricordo che quando qualcuno arrivava a scuola con un braccio o una gamba ingessata tutta la classe doveva firmargli il gesso.
IX/3
Mi ricordo il momento in cui i pantaloni accorciati hanno smesso di essere di moda e si prendevano in giro i compagni dicendo: “Che ti si e’ allagata casa?”.
IX/4
Mi ricordo il detto Capelli lunghi e cervello corto. Mi ricordo che in Via Herman la scritta era nella vetrina del Centro d’agitazione popolare. Mi ricordo che una volta io e un mio amico abbiamo incollato sul vetro un ritratto di Marx.
IX/5
Mi ricordo del momento in cui si e’ iniziato a scrivere “filosofia” e “presidente” con la z. Mi ricordo che nel corso della guerra delle Falkland nei media ha iniziato a farsi strada il nome Isole Malvine. Mi ricordo che di punto in bianco, a proposito della Germania ovest, si e’ anche inizato a scrivere “FRT” al posto di “RFT”.
IX/6
Mi ricordo che sul Viale dei Difensori della pace c’era un bistro’ che negli anni Sessanta era stato ribattezzato “bystro” e alla fine degli anni Settanta di nuovo “bistro’”.
IX/7
Mi ricordo che mia sorella portava i pantaloni a zampa di elefante. Mi ricordo l’eskimo, le magliette in batik, la borsa “da profeta” di canapa o di juta e le spillette della pace (“zampa di mosca”).
IX/8
Mi ricordo che una volta verso la meta’ degli anni Settanta siamo andati con mia sorella in autostop incontro ai nostri genitori che tornavano dalla Germania. Al confine della frontiera occidentale ci hanno arrestato e portato in caserma, dove ci sorvegliava un soldato con il mitra.
IX/9
Mi ricordo di essere stato con due amici a fare campeggio libero a Vihorlat e che in una birreria nei pressi della frontiera ci ha rivolto la parola uno sbirro locale e voleva sapere chi di noi era il capocompagnia.
IX/10
Mi ricordo di essere stato con un’amica a fare campeggio libero in Bulgaria e che nei pressi del confine con la Grecia i soldati bulgari ci hanno arrestato e ci hanno portato in caserma. Mi ricordo che un ufficiale ci diceva che non potevamo girovagare cosi’ vicino al confine perche’ a un paio di chilometri di distanza c’erano gli imperialisti che avevano molti carri armati. Mi ricordo che ci chiamava con i nostri nomi di battesimo che aveva letto sui passaporti.
IX/11
Mi ricordo che mio padre aveva un paziente che ci procurava le “concessioni per i viaggi all’estero”. Mi ricordo che una volta a cena aveva detto di avere un nuovo paziente che forse avrebbe potuto procurarci la concessione. Mi ricordo che mia madre gli ha risposto: “Ah, si’? E dove?”.
IX/12
Mi ricordo di aver chiesto la concessione di viaggio quattordici volte e di averla ricevuta due volte: nel settantaquattro e nel settantanove.
IX/13
Mi ricordo che una volta in vacanza in Francia cercavo di rimorchiare le ragazze dicendo: “Vengo dalla Cecoslovacchia e mi piacerebbe fare l’amore con Lei”. Mi ricordo che funzionava perfettamente: anche se prima mi chiedevano informazioni sulla situazione politica nel mio paese.
IX/14
Mi ricordo la canzone dei tramp “Anno quarantanove” e il ritornello: Come un vagabondo gironzolo per il mondo / io, Tom, che ricordo il quarantanove. Ma di solito si cantava: Come un vagabondo gironzolo per questo stato / io, Tom, che ricordo il sessantotto.
IX/15
Mi ricordo la multa che ho dovuto pagare per aver dormito in un vagone vuoto alla stazione di Tábor. Mi ricordo che non avevo con me le cento corone richieste e che il “sollecito di pagamento” mi e’ arrivato in seguito a casa. Mi ricordo la frase: “L’infrazione commessa e’ stata dimostrata per mezzo dell’ammissione dell’infrattore e agli accertamenti del membro del VIFESPU (Vigilanza ferroviaria per la sicurezza pubblica)”.
IX/16
Mi ricordo i nomi dei campi dei tramp: I pellegrini verdi, I falchi neri, Alabama, Montana, Oregon, Campo dei pali alzati, El Paso, Fort Williams.
***

MI ricordo che la stazione centrale e’ stata per un certo tempo l’unico posto a Praga in cui avevano i fiordifragola. Mi ricordo il tipo che vendeva i fiordifragola (si trovava nella sala di ingresso a destra) si diceva che fosse un “medico epurato”.
X/2
Mi ricordo dello strillone della galleria di Piazza San Venceslao che urlava i titoli e li accompagnava con commenti divertenti e dei gruppetti di ascoltatori che si radunavano attorno a lui.
X/3
Mi ricordo una volta che urlava: “Chi ha ucciso la vecchietta?”
X/4
Mi ricordo che mi stava sul cazzo.
X/5
Mi ricordo che un giorno ho compreso fino in fondo la perversione dei nomi dei giornali Diritto rosso e Parola libera.
X/6
Mi ricordo i discorsi di fine anno di Svoboda e Husák. Mi ricordo che Husák li pronunciava in ceco.
X/7
Mi ricordo che Štrougal era “intelligente”.
X/8
Mi ricordo la battuta: “Che cos’e’ successo nel 1875? – Lenin ha compiuto cinque anni!”.
X/9
Mi ricordo che il Primo maggio la gente “si rallegrava”.
X/10
Mi ricordo le scritte Per un domani migliore, Come un sol uomo!, Costruisci la pace!
X/11
Mi ricordo le scritte Non dimenticheremo mai! Con l’Unione sovietica per l’eternita’. L’Unione sovietica – un amico e un consigliere. Grazie all’Unione sovietica. L’Unione sovietica – il nostro modello. L’Unione sovietica – solida diga del socialismo. URSS – garanzia di pace e URSS – creatrice di pace. Mi ricordo che la nostra amicizia con l’Unione sovietica era “sempre piu’ indistruttibile”.
X/12
Mi ricordo che le feste nazionali dovevano essere recuperate il primo sabato disponibile.
X/13
Mi ricordo che in momenti diversi non si trovavano il riso, le lenticchie, la farina 00, gli yogurt senza zucchero, i pomodori, i cavoli rapa, i fagioli, la carne di manzo, la carne di agnello, le buste A5, le buste A4, gli assorbenti, i preservativi, le candele di natale, le girandole, le pietrine degli accendini, le ricariche delle penne cinesi, i rullini a un colore solo per le macchine da scrivere, la carta carbone, la carta velina, la carta igienica, il colore marrone scuro, il colore verde scuro, le scarpe da tennis, le cartelle di pelle, le forbici, gli ombrelli pieghevoli, le zollette di zucchero.
X/14
Mi ricordo che in momenti diversi non si trovavano i cetriolini, gli spaghetti, i fegatini, l’uva passa, le mandorle, il latte condensato, il latte fresco, il burro, le uova, il sale, il detersivo, i chiodi.
X/15
Mi ricordo il proverbio Chi non deruba lo stato, deruba la famiglia.
***

MI ricordo che la controrivoluzione era strisciante.
XI/2
Mi ricordo che la gente era stata ingannata.
XI/3
Mi ricordo che la Dichiarazione di Charta 77 non e’ mai stata pubblicata da nessuna parte, ma che nelle redazioni dei giornali, della radio e della televisione arrivavano le irate proteste di molti nostri concittadini.
XI/4
Mi ricordo che diverse organizzazioni e istituzioni hanno organizzato delle proteste collettive. Mi ricordo il titolo di un giornale: Le cooperative agricole protestano.
XI/5
Mi ricordo di due amici cacciati dal lavoro perche’ avevano rifiutato di firmare la protesta. Mi ricordo che si erano difesi obiettando di non aver letto la Dichiarazione di Charta 77.
XI/6
Mi ricordo un altro titolo di giornale: La nostra repubblica resta salda sulle sue gambe.
XI/7
Mi ricordo che alcuni firmatari di Charta 77 hanno poi ritirato la loro adesione. Mi ricordo che uno di loro ha spiegato in televisione che non sapeva di che cosa si trattasse e chi c’era dietro.
XI/8
Mi ricordo la convocazione degli artisti perche’ firmassero il testo “Per nuovi atti creativi nel nome del socialismo” al Teatro nazionale. Mi ricordo che veniva apprezzato se qualcuno “arrivava tardi” o “si era seduto in fondo”.
XI/9
Mi ricordo di un macchinista che diceva che un attore del calibro di Werich una cosa del genere poteva risparmiarsela. Mi ricordo di un’attrice che diceva: “E noi no?”.
XI/10
Mi ricordo che nei giorni successivi gli attori erano cupi. Mi ricordo che uno diceva, come ci siamo ridotti. Un altro diceva che e’ triste vedere una nazione in ginocchio, ma che nessuna nazione resta in ginocchio a lungo. Un altro ancora diceva che prima o poi l’avrebbero pagata cara, e un altro che erano tutte stronzate.
XI/11
Mi ricordo che a mia madre non piaceva uno dei firmatari di Charta 77 e che lo chiamava “quel comunista dal volto umano”. Mi ricordo che lui la chiamava “gentile signora”.
XI/12
Mi ricordo che qualcuno al Teatro nazionale mi ha detto che al ristorante Samovar avevano dei bliny eccellenti.
XI/13
Mi ricordo che la maggiore isola sovietica era Sachalin.
XI/14
Mi ricordo che il maggior coltivatore mondiale di baco da seta era la Repubblica socialista sovietica uzbeka e che gli specialisti uzbeki avevano sviluppato quaranta tipi produttivi di bachi da seta.
***

MI ricordo che in televisione davano gli sceneggiati Il maggiore Zeman, Un uomo al municipio, La donna dietro al bancone, L’ospedale in periferia. Mi ricordo che L’ospedale in periferia era ritenuto “oggettivo” perche’ era stato girato in coproduzione con la televisione della Germania dell’ovest.
XII/2
Mi ricordo che una delle puntate del Maggiore Zeman, in cui Petr Štˇepánek recita il ruolo di un membro esaltato della Giovane guardia, e’ andata in onda nello stesso periodo (lo stesso giorno?) in cui suo fratello parlava a Radio Free Europe. Mi ricordo che molte persone ne avevano parlato.
XII/3
Mi ricordo che Pavel Kohout era andato a Vienna a ritirare un premio e che hanno rifiutato di farlo tornare in Cecoslovacchia. Mi ricordo che avevano dato la notizia alla televisione austriaca o tedesca: Pavel Kohout era in piedi con altra gente alla frontiera tra l’Austria e la Cecoslovacchia e gesticolava agitato.
XII/4
Mi ricordo che una volta in cui ci siamo ubriacati assieme a un amico abbiamo buttato giu’ la scaletta della sceneggiatura per una nuova puntata del Maggiore Zeman, in cui il maggiore Zeman si infiltrava dentro Charta 77 e veniva violentato da Petruška Šustrovà.
XII/5
Mi ricordo che il mio amico aveva originariamente proposto Madla Vaculíkovà.
XII/6
Mi ricordo che un giorno io e un mio amico abbiamo messo in giro la voce che il cantante Jiˇrí Korn aveva avuto un incidente e che gli avevano dovuto amputare una gamba. Mi ricordo che una settimana dopo Korn e’ apparso in televisione e ha fatto vedere che le aveva tutte e due.
XII/7
Mi ricordo che siamo stati a lungo in dubbio tra Korn e Neckáˇr.
XII/8
Mi ricordo una trasmissioni sugli emigranti moderata da Miloš Kopecký. Mi ricordo che c’era uno slovacco emigrato a Parigi, al quale il primo giorno avevano rubato tutti i soldi. E’ andato allora in ambasciata, dove gli hanno fatto un prestito, e poi e’ tornato a casa.
XII/9
Mi ricordo che diceva: “… quelle loro baghette o come diavolo le chiamano”.
XII/10
Mi ricordo Cyril Smolík che mostrava al telegiornale il livido che gli avevano procurato i revanscisti tedeschi.
XII/11
Mi ricordo quanto profondamente odiavo le spartachiadi.
XII/12
Mi ricordo di non essere andato a votare e che erano venuti a casa mia due pensionati. Mi ricordo di avergli detto che non volevo votare e che uno di loro mi ha risposto che votare e’ un obbligo civico e l’altro che e’ un obbligo per tutti i cittadini maggiorenni.
XII/13
Mi ricordo che alle elezioni precedenti ero ricoverato nell’ospedale e che i membri del comitato nazionale passavano per i corridoi e le stanze con le urne elettorali. Mi ricordo che cancellavano i nomi da una lista e che stavano cercando uno che era appena morto.
***

MI ricordo l’omicidio di padre Popiełuszko.
XIII/2
Mi ricordo la proclamazione dello stato d’assedio in Polonia e gli occhiali scuri di Jaruzelski.
XIII/3
Mi ricordo che si diceva che i polacchi non volevano faticare. Mi ricordo che si diceva che per colpa dei polacchi non si trovavano le pietrine per gli accendini e lo sciampo.
XIII/4
Mi ricordo che si diceva che le polacche in cambio di un paio di calze o di un profumo la davano a chiunque. Mi ricordo che poteva addirittura essere un profumo russo.
XIII/5
Mi ricordo che si diceva che le ungheresi non la davano a nessuno. Mi ricordo che si ritenevano superiori. Mi ricordo che dall’Ungheria si portavano i dischi, i peperoncini e i salami.
XIII/6
Mi ricordo che a Praga i salami ungheresi si vendevano solo nei negozi Tuzex. Mi ricordo che all’ingresso c’erano sempre i cambiavalute al nero che offrivano i “buoni”. Mi ricordo che dicevano “Buoni?” oppure “A cinque l’uno!”.
XIII/7
Mi ricordo che le sigarette Sparta costavano otto corone, ma si vendevano un po’ ovunque a dieci o dodici corone, in seguito anche a quindici. Mi ricordo che i tabaccai non davano mai il resto.
XIII/8
Mi ricordo che i tassisti avevano sempre il “tassametro rotto”. Mi ricordo che negli anni Settanta nei taxi sono apparsi gli arbre magique (“per rinfrescare l’aria”), che coprivano il tassametro.
XIII/9
Mi ricordo che le Sparta “dure” erano piu’ apprezzate di quelle “morbide”. Mi ricordo che quelle prodotte in Boemia erano piu’ apprezzate di quelle prodotte in Slovacchia. Mi ricordo che le Sparta contenevano “tabacco della Virginia”.
XIII/10
Mi ricordo una battuta su come rendere dure le Sparta morbide: con una mano si afferrava il pacchetto e con l’altra si mimava la masturbazione. Mi ricordo di averlo fatto vedere una volta al Teatro di Malá strana a un’amica.
XIII/11
Mi ricordo un’altra battuta che ho raccontato a quell’amica: Perche’ Yul Brynner non puo’ portare un maglione a collo alto rosa? Perché sembrerebbe proprio una testa di cazzo!
XIII/12
Mi ricordo che un giorno nel Teatro di Malá strana e’ arrivato un amico con la petizione del VONS per la liberazione dei “dieci”. Mi ricordo che avevo paura e che ho tentennato a lungo se firmarla.
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MI ricordo il funerale di Jan Patoˇcka.
XIV/2
Mi ricordo che tutte le strade limitrofe erano piene di sbirri con le ricetrasmittenti che controllavano la gente. Mi ricordo che i percorsi dei tram e degli autobus erano stati modificati e che sul cimitero volteggiava un elicottero. Mi ricordo che nello stadio adiacente Stella rossa rombavano le moto dei poliziotti.
XIV/3
Mi ricordo che la polizia segreta arrestava in piena notte nei loro appartamenti i firmatari di Charta 77, li portava in macchina fuori Praga e poi li abbandonava in pigiama in mezzo ai campi e scompariva. Mi ricordo che dei vandali non identificati distruggevano ai membri di Charta 77 le macchine e svaligiavano i loro appartamenti. Mi ricordo che dei vandali non identificati di tanto in tanto gonfiavano di botte un dissidente la sera mentre tornava a casa. Mi ricordo che i vandali non identificati venivano chiamati dai dissidenti “la banda di Duchaˇc”, dal nome di uno sbirro.
XIV/4
Mi ricordo che dei vandali non identificati una notte sono entrati nell’appartamento di un mio amico, che in quel momento faceva il turno di notte. Quei vandali non identificati hanno obbligato sua moglie a spogliarsi e poi l’hanno presa a calci.
XIV/5
Mi ricordo che la polizia ha rifiutato di accettare la sua denuncia. Mi ricordo che hanno detto al mio amico che in futuro avrebbe fatto meglio a prestare maggiore attenzione alla gente che frequentava sua moglie.
XIV/6
Mi ricordo che nel luglio del 1989 la cognata di mia sorella ha detto che alle manifestazioni di gennaio erano andati soprattutto elementi sovversivi, capelloni e punk.
XIV/7
Mi ricordo che la cognata di mia sorella diceva di essere contro i comunisti, ma che manifestare assieme ai capelloni e ai punk non le sarebbe mai passato per la testa.
XIV/8
Mi ricordo che diceva di preferire Gorbaˇcev.
XIV/9
Mi ricordo che qualcuno diceva che avremmo dovuto essere grati a Gorbaˇcev.
XIV/10
Mi ricordo che qualcuno diceva che avremmo dovuto essere grati a Reagan.
XIV/11
Mi ricordo che qualcuno diceva che i cechi non si arrendono.
***

MI ricordo che nel 1975 sull’isola di Kampa alcuni dissidenti hanno bruciato i libri di Bohumil Hrabal.
XV/2
Mi ricordo che Karel Kryl in un’intervista su Radio Free Europe ha detto: “Finche’ Vaculík non può pubblicare i suoi libri, Hrabal non e’ che una puttana”. Mi ricordo che poi qualcuno ha detto che era facile parlare cosi’.
XV/3
Mi ricordo del “muro di John Lennon” a Kampa. Mi ricordo che c’era scritto: Siamo con te, John, Peace and Love e Il futuro ai giovani. Mi ricordo che per un giorno o due c’era stata anche la scritta: Membri della polizia! Rispettate questo luogo!
XV/4
Mi ricordo che nella birreria All’isola di Kampa andava spesso Jan Werich. Mi ricordo che Hrabal andava nella birreria Alla tigre d’oro.
XV/5
Mi ricordo che la gente confrontava le versioni dei libri di Hrabal pubblicati ufficialmente con quelli in samizdat e litigava in quali casi si trattava di “cambiamento stilistico” e in quali di “autocensura”.
XV/6
Mi ricordo che nel giugno o nel luglio del 1989 si diceva che Hrabal sarebbe diventato presidente dell’Unione degli scrittori cechi.
XV/7
Mi ricordo una battuta sulla perestrojka: Qual e’ la differenza tra la perestrojka e il verme solitario? Nessuna: tutti e due sono nella merda e di tanto in tanto ne cade fuori un pezzo.
XV/8
Mi ricordo che un amico che era emigrato negli Stati uniti mi ha chiesto in una lettera se credevo anch’io che Gorbaˇcev avesse davvero quella macchia per la vodka che aveva bevuto.
XV/9
Mi ricordo che una conoscente che era emigrata in Svizzera aveva indicato sulla richiesta di asilo politico di non essere mai stata membro di nessun partito o associazione politica ad eccezione del Partito comunista cecoslovacco.
XV/10
Mi ricordo dell’intervista di Alexander Dubˇcek sul quotidiano italiano l’Unita’ nel 1988 (nel ventesimo anniversario dell’invasione), nella quale diceva che secondo lui gli emigranti che all’estero non erano incorsi nel reato di diffamazione della repubblica socialista avrebbero dovuto avere la possibilita’ di tornare in patria.
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MI ricordo il “passaporto grigio”.
XVI/2
Mi ricordo che su Diritto rosso era uscita una volta una riflessione sugli emigranti che scappavano davanti a se stessi, ma che era proprio impossibile.
XVI/3
Mi ricordo che la gente iscriveva i propri figli nella lista per gli appartamenti delle cooperative non appena nascevano. Mi ricordo che le persone si denunciavano a vicenda di avere appartamenti troppo grandi. Mi ricordo che si usava l’espressione “vivere oltre i metri”.
XVI/4
Mi ricordo che una mia conoscente aveva a casa un prezzario delle tangenti: quanto doveva dare al meccanico per ogni tipo di lavoro, quanto all’impiegata del Comitato nazionale di quartiere, quanto alla conoscente dell’agenzia viaggi, quanto ai dottori.
XVI/5
Mi ricordo che mio padre una volta non voleva accettare i soldi (il “pedaggio”) da una paziente. Mi ricordo che lo ha ringraziato e gli ha detto che non era per quello. Poco dopo si e’ trovata un altro dottore e non si e’ più fatta vedere da mio padre.
XVI/6
Mi ricordo il modo di dire Chi troppo lavora, si accorcia la vita. Mi ricordo che i lavori comodi venivano chiamati PRP (poca rottura di palle) o NRP (nessuna rottura di palle).
XVI/7
Mi ricordo che i lavoratori della fabbrica di automobile Tatra si sono impegnati a produrre dieci telai in piu’ per festeggiare il volo nel cosmo di Vladimír Remek.
XVI/8
Mi ricordo che il volo di Remek e’ stato il regalo piu’ bello per le nostre donne in occasione del giorno internazionale della donna.
XVI/9
Mi ricordo che il maggior numero di trichechi al mondo viveva nel mare di Ochotsk.
***

MI ricordo che quando Sacharov e’ tornato nel dicembre del 1986 a Mosca, molta gente diceva che ormai la situazione stava per scoppiare.
XVII/2
Mi ricordo che nell’enciclopedia in tre volumi dell’Accademia delle scienze, uscita negli anni Ottanta, era riportato l’elenco dei vincitori del premio Nobel. Mi ricordo che mancavano Sacharov e Solženicyn.
XVII/3
Mi ricordo che nell’edizione ceca del Nome della rosa era stato censurato il passo in cui si accennava all’occupazione della Cecoslovacchia. Mi ricordo che qualcuno mi ha detto che nell’edizione slovacca c’era.
XVII/4
Mi ricordo che nell’edizione ceca dello Scrittore fantasma di Philip Roth era stata censurata la dedica a Milan Kundera. Mi ricordo che nell’edizione ceca del Visionario di Julien Green era stato censurato il motto di Franz Kafka.
XVII/5
Mi ricordo i ritratti di Marx, Lenin e Gottwald nella vetrina del salumiere di Viale degli Eroi di Dukla. Mi ricordo la canzone “Come Marx e’ diventato marziano”.
XVII/6
Mi ricordo che si diceva che Gottwald avesse la sifilide. Mi ricordo che si diceva che Stalin avesse la sifilide e Fuˇcík avesse avuto diverse volte la gonorrea, o forse anche lui la sifilide. Mi ricordo che si diceva che Husák avesse il morbo di Parkinson.
XVII/7
Mi ricordo che all’inizio degli anni Settanta “essere una brava persona” significava non essere membro del partito. Mi ricordo che pian piano aveva smesso di essere cosi’ e “brava persona” in seguito poteva essere anche un membro simpatico del partito, uno che nel partito ci stava solo “per finta”.
XVII/8
Mi ricordo che nel nostro palazzo abitavano uno della polizia segreta e un membro del Comitato centrale. Mi ricordo che il membro del Comitato centrale mi salutava sempre con voce squillante, anche se io non rispondevo al suo saluto. Mi ricordo che davanti a casa lo aspettava sempre una ˇcaika nera.
***

MI ricordo che a meta’ degli anni Ottanta ho sospettato per diverse settimane che Karel Srp fosse un confidente. Non mi ricordo perche’ ho smesso di sospettarlo.
XVIII/2
Mi ricordo che nella Sezione jazz si diceva che dietro di Srp ci fosse un pezzo grosso.
XVIII/3
Mi ricordo che alcuni “speravano in Štrougal”.
XVIII/4
Mi ricordo un amico che era emigrato in Francia e per alcuni mesi aveva lavorato per la rivista Testimonianza, ma poi aveva iniziato a pensare che Tigrid fosse in realta’ un confidente e aveva abbandonato la redazione.
XVIII/5
Mi ricordo che una volta stavo chiacchierando con un amico nell’enoteca Al casolare. Accanto a noi stava seduta una coppia di confidenti, che ha poi chiamato la Sicurezza per farci controllare, e che gli sbirri sono poi davvero venuti a controllarci e perquisirci.
XVIII/6
Mi ricordo di aver avuto per un certo periodo il mio sbirro personale che mi convocava “per parlare”. Mi ricordo che questo confidente si chiamava Strnad – Zigolo.
XVIII/7
Mi ricordo che un amico mi ha detto che il suo sbirro si chiamava Cardellino. Mi ricordo che poi qualcuno mi ha detto che tutti gli sbirri personali si chiamano Zigolo, Cardellino, Fringuello, Passero, Rondine, Gabbiano.
***

MI ricordo che in occasione di qualsiasi festa per strada risuonava dagli altoparlanti una musica allegra. Mi ricordo che si sentiva anche con le finestre chiuse.
XIX/2
Mi ricordo una canzone militare sui piloti “Noi piloti abbiamo degli uccelli d’acciaio”. Mi ricordo che io e un amico un giorno l’abbiamo cantata in tram tornando alle sei di mattina da una bevuta e mi ricordo le occhiate cariche d’odio della gente che stava andando a lavoro. Mi ricordo che una signora ha detto che quelle erano battute stupide.
XIX/3
Mi ricordo che nel nostro palazzo uno degli inquilini beveva. Mi ricordo che emanava sempre una puzza di alcol e che faceva fatica a inghiottire. Mi ricordo che una volta in ascensore mi ha detto di scappare da questo paese finche’ ero ancora giovane.
XIX/4
Mi ricordo che in Ungheria nell’estate del 1989 erano stati i cavalieri di Malta ad aiutare gli esuli tedeschi.
XIX/5
Mi ricordo che alle manifestazioni di Berlino nel novembre del 1989 la gente gridava: “Wir sind das Volk!”.
XIX/6
Mi ricordo il giorno in cui e’ caduto il muro di Berlino. Mi ricordo che ho telefonato a un amico per sapere se lo sapeva gia’. Il mio amico ha sollevato la cornetta e ha detto: “Ich bin ein Berliner”.
***

MI ricordo la scritta In prima linea con il Partito comunista per l’ulteriore consolidamento delle certezze della vita.
XX/2
Mi ricordo che il 28 ottobre del 1988 manifestavano su Piazza San Venceslao gli “elementi declassati” e che invitavano una certa parte della giovane generazione a seguirli.
XX/3
Mi ricordo di Vlasta Chramostová e Marta Kubišová in Piazza Škroupa nel dicembre del 1988.
XX/4
Mi ricordo che alle manifestazioni si scandiva: “Diritti umani, diritti umani!”.
XX/5
Mi ricordo che un tizio che passava accanto ha chiesto se era li’ che si vendevano gli alberi di natale.
***

MI ricordo la morte di Pavel Wonka.
XXI/2
Mi ricordo il funerale di Jan Palach. Mi ricordo la notizia della morte di Jan Zajíc. Mi ricordo che Pavel Wonka e’ morto per un’embolia ai polmoni in conseguenza di una trombosi e dell’arresto dell’attivita’ cardiaca.
XXI/3
Mi ricordo che il funerale di Pavel Wonka si e’ tenuto il 6 maggio 1988 a Vrchlabí.
XXI/4
Mi ricordo che nel 1989 in Cecoslovacchia c’era un milione e mezzo di membri del Partito comunista.
***

MI ricordo alcune scritte del novembre del 1989: Miloš – addio!, Jakeš nel cestino, Karel Gott e’ con noi, Non ci faremo imbrogliare, Il week end non ci fermera’.
XXII/2
Mi ricordo che la gente faceva tintinnare le chiavi. Mi ricordo gli slogan: Il momento e’ arrivato, Liberta’, liberta’, Dialogo, Evviva gli attori, Basta aver paura, Siate disciplinati e Rispettate i segnali stradali!
XXII/3
Mi ricordo che Radio Free Europe ha annunciato che gli scontri con la polizia avevano provocato almeno tre o quattro morti.
***

MI ricordo che mio padre ascoltava The Voice of America.
XXXIII/2
Mi ricordo che mio padre ha fumato in successione le sigarette Partyzán, Globus, Start, Clea e Petra.
***

MI ricordo la melodia Sha-la-la-la-li, yeah!

30 risposte a “Primavere

  1. Pregiatissima Chiara,

    legendo il tuo bel articolo ho pensato al mio amico poliglotta che da anni studia questo argomento: sul 68 cecoslovacco a casa sua ha decine di libri anche se pochi scritti in italiano ma bensì in inglese, in francese e in tedesco.

    Anche se all'epoca ero piccolino (avevo 8 anni) mi ricordo abbastanza bene quei monenti.

    Mi ricordo che in piazza un tipo disse: oggi sono a Praga ma domani verranno i carri armati russi qui in piazza da noi.

    Sono andato a casa e l'ho detto preccupato a mia mamma. Lei mi ha risposto di stare tranquillo perchè i russi non sarebbero mai venuti ad occupare un paesino come il nostro in cima ad una montagna. Eventualmente avrebbero occupato Roma.

    Ciao Davide

  2. @ Davide: Sono andato a casa e l'ho detto preccupato a mia mamma. Lei mi ha risposto di stare tranquillo perchè i russi non sarebbero mai venuti ad occupare un paesino come il nostro in cima ad una montagna. Eventualmente avrebbero occupato Roma.

    Certo che ve l'hanno proprio fatto un bel lavaggio del cervello…
    Si vede che siete “predisposti”. 🙂

    @ Eva: il bel libro fotografico di Josef Koudelka – Praga 68.

    Il libro lo si trova in Internet o lo si deve acquistare in libreria?
    Perche' io sono poverissima. 🙂

  3. Pregiatissima Chiara,

    posto un piccolo contributo sull'argomento.

    Le molte primavere del 1968 all'est
    Per “Momenti di storia Mitteleuropea”, organizzato dal Centro Studi sulla Storia dell'Europa Orientale, ospitiamo oggi
    Davide Zaffi: Le molte primavere del 1968 all'est.

    Il 1968 nell'Europa centro-orientale si dispiega sotto il segno della “Primavera di Praga”, che inizia nei primi giorni in gennaio con una seduta plenaria del Comitato centrale del Partito comunista cecoslovacco e termina brutalmente nell'agosto, quando la Cecoslovacchia è invasa dalle truppe dell'Unione sovietica e di altri cinque paesi comunisti del Patto di Varsavia.
    Il trauma sarà profondo e dovranno passare oltre vent'anni prima che abbiano luogo a Praga nuove proteste di massa contro il regime. Sul piano della storia degli eventi la Primavera appare dunque come un'effimera parentesi.
    Durante la conferenza verranno evocate le differenti ripercussioni che in alcuni paesi del blocco comunista ebbero i tentativi innovatori di Praga.
    Davide Zaffi sta lavorando ad un saggio sui rapporti fra Cecoslovacchia e Romania e Ungheria nel 1968. Fra le sue recenti pubblicazioni: “Between State's Interest and Rescuing Mission: On the History of Moldovan-Russian Relations” (2010); e “Eine Ungarin in Tirol. Die Tiroli Katona Ujság” (2010).
    L'intervento di Federigo Argentieri (Il 1956 tra Mosca, Budapest e Suez), in origine previsto per oggi, è spostato a mercoledì 23 marzo.

  4. C'e' una vita intera di ricordi in questo post…cose l'Italia solo lontanamente ha sentito nominare in quegli anni. E quindi e' particolarmente prezioso, almento per me. Un conto e' leggere sui libri o vedere scarni documentari in bianco e nero di quegli anni, un conto e' immergersi nella testimoninza di qualcuno che puo' dire “io c'ero”. Non sono riuscita a leggerlo tutto…perche' e' tanto denso, cosi' denso che bisogna leggerlo a pezzi per gustarlo fino in fondo.

  5. @ Spirito Libero: Non sono riuscita a leggerlo tutto…perche' e' tanto denso, cosi' denso che bisogna leggerlo a pezzi per gustarlo fino in fondo.

    Si', e' molto denso, ma non me la sono sentita di spezzettarlo. Volevo che restasse tutto intero, qui, come un vademecum in modo che la gente che ogni tanto si affaccia in questo blog, avverta la “differenza” che non e' soltanto “generazionale”, ma anche culturale e di valori.
    Il comunismo ha temprato la generazione di mia madre e anche (in parte) la mia. E' stato come un corso di sopravvivenza al quale tutti/e ci siamo dovuti/e adattare, ma al termine del quale abbiamo intuito quanto potevamo essere “forti”. Ed e' questa forza che, poi, dopo il 1989 abbiamo portato in giro per il mondo.
    Nonostante tutto non riesco ad essere una figlia ingrata seppur di un genitore che a volte, anzi spesso, si e' dimostrato insensibile nei confronti dei suoi figli.

  6. Klara,
    che bel post! Sono sempre più contento di seguirti!
    Per me quello che hai pubblicato è un documento prezioso in tutta la sua semplicità di cronaca quotidiana.
    Perché io sono del '64, quindi la primavera di Praga non la ricordo, però ricordo perfettamente come è stato crescere, bambino occidentale senza problemi, con la consapevolezza sempre più chiara che il mondo fosse diviso in due.
    Al telegiornale il mio orecchio distratto sentiva parlare tutti i giorni di guerra fredda, di testate nucleari che ci sarebbero passate sulla testa al minimo allarme. Su chi fossero i buoni ed i cattivi non c'era dubbio, anche quello lo diceva il telegiornale.
    Però l'italia era piena di comunisti che non mi sembravano tanto cattivi e pericolosi, anche se alcuni si picchiavano in strada coi fascisti, che invece mi sembravano sempre cattivi e pericolosi. Perché il fascismo lo conoscevo, me lo aveva raccontato mio nonno che era stato ufficiale dell'esercito, ma non era stato mai fascista.
    Invece del comunismo non sapevo nulla, e la curiosità di sapere, di capire, mi è rimasta. Questo è uno dei motivi per cui oggi amo viaggiare nei paesi dell'est (anche se ce ne sono altri), per capire da quello che è rimasto, fintanto che c'è.
    La cortina di ferro, il patto di Varsavia è storia che succedeva mentre io andavo al liceo ed anche all'università… Cosa facevano i ragazzi, le famiglie al di là del muro, come vivevano? Cosa era il comunismo per voi, e come ne siete usciti fuori, con quale spirito…
    Mi ricordo la visita alla fortezza di Komaron, l'enorme forte sulla Duna occupato dai soldati Russi fino al loro ritiro, il forte è pieno di testimonianze, di scritte e disegni di quei soldati. Sono uscito con un forte senso di disagio pensando che erano stati li fino a pochi anni prima. E invece gli abitanti di Komaron come vivevano?
    Per questi motivi trovo prezioso il testo pubblicato.
    Grazie, Traminer

  7. Questo post è splendido. Sono alla seconda puntata di letture, ma sono entusiasta di queste frasi (esssì, di questi ricordi altrui).
    Grazie.

  8. ….di come le cose semplici siano le più epocali,sublimi,terribili al contempo.
    …..di come chi non sa leggere parli un tanto al braccio di comunismo e democrazia.
    ….di come ogni tipo di imperialismo è destinato ad implodere

  9. @ Traminer: Invece del comunismo non sapevo nulla, e la curiosità di sapere, di capire, mi è rimasta.

    Un sacco di gente, nel web e soprattutto in Italia, non sa niente del comunismo, eppure ne parla come se sapesse tutto.
    Quando sono arrivata in Italia, non sapevo niente, niente, di come si vivesse in un paese capitalista, e non mi sono vergognata di ammetterlo quando, nel vedere i grandi cartelloni pubblicitari, mi facevo dire dalle mie colleghe cosa fossero, perche' proprio per me erano cose aliene, oppure quando restavo affascinata sol anche nell'entrare in un supermercato pieno di merce, dopo anni in cui nei paesi dell'est era difficile trovare le cose piu' semplici.
    Non c'e' niente di cui vergognarsi nel non conoscere le cose. Se le si vivono, si imparano presto, ma e' ridicolo parlarne senza averle vissute sulla propria pelle.
    Mi piacerebbe tanto vivere in un mondo dove ciascuno sa trasmettere solo cio' che conosce perche' lo ha vissuto e non cio' che dice di conoscere solo perche' qualcun altro gliene ha parlato.

    @ Willico: Questo post è splendido.

    Non esageriamo. Dopotutto di mio c'e' solo la prima parte ed il resto e' solo un copia incolla.

    @ Rosso: di come le cose semplici siano le più epocali,sublimi,terribili al contempo.

    Da questa tua frase capisco che non siete tanto abituati alle cose semplici. Sembra che vi abbiano inculcato il mito della “complessita'”, come se le cose complicate fossero sinonimo anche di “spessore”, di “valore”, di “intelligenza”. Forse pensando che bisogna essere intelligenti per capirle.
    E sara' per questo, forse, che gli italiani mi sembrano sempre cosi' “complicati”…
    Quando invece e' la semplicita' che e' sinonimo di intelligenza, e una cosa tanto e' piu' semplice, naturale, esposta senza miliardi di fronzoli inutili, tanto piu' e' intelligente ed ha valore.

  10. “..Un sacco di gente, nel web e soprattutto in Italia, non sa niente del comunismo..”
    E infatti un è dal 94 che un noto imprenditore/politico ha impostato le sue campagne elettorali anche terrorizzando gli Italiani con la minaccia dei comunisti. Se avessero saputo, avrebbero capito che in Italia il comunismo, quello di cui tu ci hai raccontato, non c'era ne ci sarebbe mai stato.E così hanno accettato l'idea che chiunque non fosse gradito, giudici, giornalisti, politici, fossero comunisti.
    A parte tutto il male che ciò ha comprtato e ora non è attuale non è stata un'offesa per quelli che i comunisti li hanno avuti in casa davvero, come voi?

    “Mi piacerebbe tanto vivere in un mondo dove ciascuno sa trasmettere solo cio' che conosce perche' lo ha vissuto..”
    Ed a me in più piacerebbe che chi non sa fosse tanto curioso da chiedere, e tanto umile da ascoltare, vedere, imparare.

  11. Gentile Klara,
    troppo bello,
    lo ho bevuto tutto di un fiato ed ho fatto tardi, ma desideravo conoscere testimonianze dirette di quei tempi e di quei Paesi, all'epoca arrivarono scarse testimonianze ma tante foto eloquenti.
    I commenti sarebbero tanti, ne basti uno, la primavera Praghese fu il grimaldello che scardinò il monolitismo Comunista di obbedienza Sovietica in tutto il mondo e da noi seminò il germe di una mutazione genetica del vecchio PCI.
    La mia considerazione personale però è di tutt'altro segno che si trascina una polemica sull'attualità.
    All'epoca la solidarietà verso i Cechi fu grandissima, come per gli Ungheresi prima, per Solidarnosc poi, non si cessò mai di sensibilizzarci sui Fratelli dell'Est schiacciati sotto il tacco di Mosca e del Comunismo, come soffrivamo per qei Fratelli!!!
    Poi Puff!!!, crollato il Muro, scapparono e vennero qui a cercare un futuro migliore ed una vita più decente,la solidarietà tanto invocata divenne, prima timore per l'idraulico Polacco, poi fastidio per il numero crescente, poi allarme per i criminali Albanesi e Rumeni, poi linciaggio dell'extracomunitario in quanto tale ed infine respingimenti in mare dei barconi mandandoli a morire di sete nel deserto libico!!!
    Ma come non erano fratelli bisognosi di aiuto?
    Mi sfugge qualcosa o forse sono troppo stupido per capire, o troppo rompicoglioni ad avere buona memoria?
    Non so se nel tuo soggiorno Italiano hai esperimentato manifestazioni di ostilità in quanto proveniente dall'Est o ti ha salvato la bellezza e la doppia nazionalità, ma credimi si tratta delle stesse persone e degli stessi giornali.
    Tornando al tuo post mi sono anche piaciute le tue testimonianze dirette che spero tu voglia arricchire con qualche altro dettaglio.
    Buona serata:-))
    Norman

  12. Non sono riuscito a leggerlo tutto d'un fiato ma credo di essere arrivato ai tre quarti. Tornerò sicuramente per finirlo. Davvero una gran bella esperienza, grazie. Ci sono dei “Mi ricordo” poi, che mi hanno divertito da morire, come quello dell'uomo fuggito pitturando i gard rail un po' al giorno fino a sparire in Germania. Io nel '68 avevo solo due anni e poi ho vissuto la mia adolescenza narcotizzato dall'ultra benessere degli anni '80. Mi ricordo che verso la fine degli '80, lavorando come arrangiatore in un piccolo studio di registrazione, venne un operaio della Fiat appassionato di comunismo per registrare un disco di suoi brani tutti dedicati a Gorbačëv e all'Unione Sovietica. In un brano particolare parlava del fallimento di Gorbačëv e della perestrojka… cantava frasi tipo “un altro sogno si vanificò…”, alla fine voleva che il pezzo sfumasse con un parlato ripetuto: “Unione Sovietica…. Unione Sovietica…” all'infinito, fino a volume zero. Mentre registrava, nonostante gli avessimo spiegato che avremmo disceso gradualmente il volume in fase di missaggio finale per ottenere l'effetto sfumato, lui si ostinava ad allontanarsi piano piano dal microfono a marcia indietro con tanto di cuffie che gli si giravano sulla fronte per via del filo corto, sussurrando “Unione Sovietica…”. Abbiamo dovuto registrare il finale una dozzina di volte.
    Insomma, I “Mi ricordo” di molti di quelli della mia generazione sono fatti di prodotti, tecnologia, effetti speciali, iperconsumo… lontani anni luce da quei “Mi ricordo”. Ho letto in un tuo precedente commento che gli italiani ti appaiono complicati, io direi più “rincoglioniti”. Forse, ora che cominciamo a sentire che dobbiamo pagare pegno sulla casella dove siamo arrivati e ci siamo fermati, riusciamo anche ad essere più sensibili e ad accorgerci di cosa succedeva mentre ci abboffavamo di Duran Duran, M&Ms e Coca Cola.
    Alessandro Porta.

  13. non ho capito se mi bastoni o mi lusinghi,se c'è uno che propugna le cose semplici sono io,difatti ho rimarcato subito che la bellezza dello scritto sta propio in questo,sul fatto che sia perso il gusto del “semplice” concordo ma non è neppure dire italiani propenderei più per occidentali

  14. @ Traminer: E infatti un è dal 94 che un noto imprenditore/politico ha impostato le sue campagne elettorali anche terrorizzando gli Italiani con la minaccia dei comunisti.

    Il noto imprenditore ha agito solo per il proprio tornaconto prendendovi tutti per il culo per quasi un ventennio. Quindi non e' lui il problema. Il problema siete voi.
    La creduloneria e la mancanza di palle ha fatto il resto.
    Se si pensa che in Ungheria sono bastati 11 anni prima che la gente si ribellasse al sistema sovietico (fallendo miseramente, ma almeno ci hanno provato), e in Cecoslovacchia sono passati 23 anni per arrivare alla primavera di Praga (e si parla di un regime autoritario molto forte tenuto saldo dall'uso dei carri armati), vedere che gli italiani ancora sopportano rassegnati cio' che sta loro accadendo da quasi 20 anni, nonostante che basterebbe che un cittadino su 10 ritirasse i suoi soldi dalle banche per far cadere il sistema di ladri, truffatori, e corrotti che lo gestisce, quindi non occorrerebbe neppure prendere in mano un'arma, mi fa un po' rivalutare in negativo la considerazione che io avevo dell'italico popolo.

    @ Norman: Ma come non erano fratelli bisognosi di aiuto?
    Mi sfugge qualcosa o forse sono troppo stupido per capire, o troppo rompicoglioni ad avere buona memoria?

    Il problema principale e', come ho accennato nel mio post sul 25 aprile e Napolitano, che gli italici pensano soprattutto al proprio culo e pochissimo al resto della societa' che li circonda. Quindi temono di fare qualsiasi cosa perche' hanno sempre paura di essere loro i fregati per primi. Per cui, tante belle parole (soprattutto in FaceBook dove son tutti rivoluzionari) ma di concretezza se ne vede veramente poca. Per olti, quasi tutti, e' molto meglio tenere il culo al caldo, braitando sulle tastiere che rischiare di prendersi un proiettile in una manifestazione di piazza.
    Ma come ho detto, in Italia non occorrerebbero neppure tante rivoluzioni violente. Basterebbe far crollare il sistema dal punto di vista finanziario se ciascuno avesse il coraggio di eliminare le banche dal proprio stile di vita. Se non del tutto (perche' per legge vi obbligano come tanti servi ad utilizzarle), almeno in larga parte come ad esempio non parcheggiarvi i risparmi.
    All'ennesimo cliente che Unicredit, Banca Intesa o Monte dei Paschi di Siena vedrebbe ritirare i risparmi, scatterebbe l'allarme e tutto verrebbe giu' come un castello di carte rivelando le effimere basi su cui si regge il sistema che avete.
    Ma sai perche' questa cosa cosi' semplice nessuno la fa? Perche' vi hanno convinto che facendo cosi' sarete fregati, vi impoverirete, arriverete alla fame. E voi ci credete. E se si parla che la stessa cosa l'hanno gia' fatta gli islandesi, vi raccontano la novella che loro sono pochi e invece voi siete tanti. E siccome nessuno vuol essere fregato per primo, non c'e' chi ha il coraggio di tirare per primo la pietra, e vi tengono in scacco, ovviamente contando molto su questa vostra mancanza di palle.

  15. @ Alessandro Porta: Forse, ora che cominciamo a sentire che dobbiamo pagare pegno sulla casella dove siamo arrivati e ci siamo fermati, riusciamo anche ad essere più sensibili e ad accorgerci di cosa succedeva mentre ci abboffavamo di Duran Duran, M&Ms e Coca Cola.

    Grazie per la visita e il bel commento che non sembra neppure scritto da un italiano. Pero' forse e' proprio l'effetto della crisi che vi fa capire cose che altrimenti non asvresti mai capito. Si deve soffrire per capire la sofferenza, si deve cadere in poverta' per comprendere la miseria, si deve essere resi servi per capire l'umiliazione che si prova nel non poter alzare la testa.
    Speriamo che anche voi troviate prima o poi la vostra Primavera.

    @ Rosso: non ho capito se mi bastoni o mi lusinghi,

    Non ti bastono affatto. 🙂

  16. “Mi piacerebbe tanto vivere in un mondo dove ciascuno sa trasmettere solo cio' che conosce perche' lo ha vissuto e non cio' che dice di conoscere solo perche' qualcun altro gliene ha parlato.”

    Sarebbe un mondo senza memoria storica, non è una bella prospettiva.

  17. @Chiara di Notte: “…non sembra neppure scritto da un italiano.”.

    Esistono Italiani che sembrano meno “Italiani” di altri, specie chi non è rimasto insabbiato in un certo tipo di mentalità e cultura, o nelle sabbie immobili del Vaticano, quelli che non hanno accettato sempre e comunque tutto quello che gli si accostava alla bocca con il cucchiaino. Quelli che malgrado quella lenta nebbiosa frana opulenta di quegli anni
    hanno provato a pensare, anche senza fare molto nei fatti.
    Soprattutto quelli che non se la sono vista così bene come tanti altri ma non solo, anche quelli più sensibili.

    @Chiara di Notte: “Si deve soffrire per capire la sofferenza, si deve cadere in poverta' per comprendere la miseria, si deve essere resi servi per capire l'umiliazione che si prova nel non poter alzare la testa.

    Quando questa regola del “Si deve per..” non sarà più valida, il mondo sarà migliore. Questo, dobbiamo essere bravi noi, a seminarlo nelle menti ancora pure e fertili dei nostri bambini.

    @Chiara di Notte: “Speriamo che anche voi troviate prima o poi la vostra Primavera.

    Molti Italiani vivono quella “Primavera” quotidianamente, il problema è che è stato un processo talmente lento che: molti soffrono (capendo) la sofferenza, sono in povertà (comprendendo) la miseria, sono servi (capendo) l'umiliazione che si prova nel non poter alzare la testa. Tutto è stato così lento che non si ha la forza di reagire. Come una sabbia mobile che ti trascina giù tanto lentamente che ti addormenti e muori senza accorgertene.
    Dovremo proprio toccare il fondo e cominciare a spezzarci le unghie scavando per sentire quella Primavera.

  18. Cara Klara,
    hai messo il dito una piaga molto dolorosa, e probabilmente lo sai..
    Noi non abbiamo avuto i carri armati per strada, e di questo non possiamo che essere felici. Però l'Italia è da 20 anni, dal 94, un paese dolorosamente spaccato in due. Con una parte che odia l'altra. Il nostro muro di Berlino, passami il paragone, si è chiamato Berlusconi, un muro che ha tagliato a metà famiglie ed amicizie, separando le persone non con il cemento ed il filo spinato, ma con l'avversione e l'odio, sapientemente aizzati con discorsi avvelenati e spregiudicati. Come facevo a rispettare e stimare quella parte d'Italia che, come tu dici, si è fatta prendere per il culo per un ventennio? La sofferenza che in tanti abbiamo provato per 20 anni, non per l'oppressione di un esercito invasore, ma dell'illegalità, della corruzione, del malaffare, dei soldi guadagnati male e protetti peggio, democraticamente eletti ai vertici del paese e sostenuti a maggioranza da un popolo sentito estraneo ed ostile… Dici che abbiamo cambiato morfologia, che ci si legge in faccia lo schifo… Io aggiungerei anche la rabbia e la frustrazione. Tra “gli altri”, alcuni saranno stati creduloni, ma tanti sono stati in malafede, hanno sostenuto chi gli aveva promesso implicitamente che non avrebbe disturbato la piccola illegalità strisciante e diffusa nel paese (evasione, raccomandazioni, piccola corruzione) perché la sua era più grande. Questo abbiamo dovuto mangiar giù per tanti anni, e non potevi ribellarti, non serviva scendere in piazza a manifestare contro un'elezione democratica, o contro un governo che tanto aveva televisioni e giornali sotto controllo e nessun senso morale, o anche solo per cercare di convincere “gli altri” a capire come stavano le cose, perché loro lo sapevano bene, ma gli stava bene così. E quelli che invece non lo sapevano, erano i creduloni, che infatti credevano che noi altri fossimo tutti pericolosi comunisti, statalisti e nemici della libertà!
    “..in Ungheria sono bastati 11 anni prima che la gente si ribellasse al sistema sovietico..” Ma qui dovevamo ribellarci ad una parte del popolo italiano.. Non riesci a ribellarti ad un despota che ha il sostegno della popolazione.
    Anche se sinceramente, non so se e quanto siamo stati vicini ad una guerra civile..
    Poi per fortuna la BCE e la Merkel “hanno dimesso” Berlusconi perchè era troppo decaduto ed inguaiato con i suoi scandali di minorenni e non avrebbe mai potuto farci quello che ci stanno facendo quelli che son venuti dopo. Ma questa è un'altra storia e sarebbe troppo lunga…
    Scusa se sono stato tanto prolisso, ma intanto il dolore ha bisogno di sfogo, e poi sai, l'Italia è un paese complesso, un paese dove non sai mai se uno è solo coglione o tanto furbo, un paese di pizza, mandolini e colpi di stato tentati da organizzazioni di cui ignori l'esistenza. 20 anni di Berlusconi sono stati molto più che un po' di gente credulona presa per il culo, ma forse non lo scopriremo mai..
    Traminer

  19. @ Alessandro Porta: Tutto è stato così lento che non si ha la forza di reagire. Come una sabbia mobile che ti trascina giù tanto lentamente che ti addormenti e muori senza accorgertene.

    Nonostante questo, spesso mi trovo ad obiettare le stesse cose che dici tu, e mi rispondono che l'italia e' il miglior paese del mondo, e solo per il fatto di pensare che non lo e' mi ritengono una nemica. Una mentalita' del genere mi pare piu' da tifosi di stadio che da cittadini di uno stato. E non sono pochi quelli che ancora la pensano in questo modo. Questo e' forse il vostro vero cancro: la mancanza di una capacita' autocritica diffusa a livello generale.

    @ Traminer: Però l'Italia è da 20 anni, dal 94, un paese dolorosamente spaccato in due. Con una parte che odia l'altra. Il nostro muro di Berlino, passami il paragone, si è chiamato Berlusconi, un muro che ha tagliato a metà famiglie ed amicizie, separando le persone non con il cemento ed il filo spinato, ma con l'avversione e l'odio, sapientemente aizzati con discorsi avvelenati e spregiudicati.

    Proprio cosi'. Ed e' per questo motivo, proprio per non vivere ancora in un paese diviso fra due tifoserie avverse, che si odiano fra di loro imprescindibilmente e senza tener conto che quelli da odiare sarebbero altri, che ho scelto di andarmene. Solo quando ritroverete una unita' sui valori, quando ciascuno non pensera' piu' soloesclusivamente al proprio culo, quando ci sara' una gran massa di gente disposta a rischiare anche per “gli altri” e non solo per se stessa, allora, forse, avrete la vostra Primavera.

  20. @ Clara e a Traminer:

    Io non voglio vivere in un paese coeso. Non voglio avere niente in comune con i fascisti, non voglio avere niente in comune con i razzisti nè con gli sfruttatori. Il fatto che siano italiani non significa niente per me. Per me va benissimo vivere in un paese spaccato in due, è giusto che sia così e l'idea di unità nazionale mi è non solo estranea ma va contro le mie convinzioni.
    Sciascia diceva che l'unica guerra sensata è la guerra civile, perchè se spari ad uno che non hai mai visto lo fai solo per obbedire a un ordine, ma se spari al tuo vicino di casa sai benissimo perchè lo fai…personalmente sono d'accordo.

    Il più grande periodo di splendore dell'Italia è stato il Rinascimento: guerre intestine, faide, principini l'un contro l'altro…

  21. Pregiatissima Chiara,

    “gli italici pensano soprattutto al proprio culo”.

    E' vero che in certi paesi c'è più senso civico che in altri, però noto che tutti prima pensano ai propri interessi e poi a quelli degli altri.

    Quando c'è stata l'ondata di profughi verso l'Italia dovuta alla guerra in Libia, l'Italia ha chiesto aiuto agli altri stati europei. Ebbene non c'è stato un solo stato europeo che ha ospitato un profugo.

    La Francia che ha voluto la guerra alla Libia (a parole per motivi umanitari in realtà per strappare all'Italia le ricche commesse che l'Italia aveva ottenuto con il trattato di amicizia libico- italico) non solo non ha accolto
    profughi ma ha addirittura sospeso i trattati di circolazione con l'Italia per impedire che dei profughi raggiunessero la Francia.

    Quindi questa storia che gli italiani sarebbero gli unici fetenti in un mondo di altruisti mi sa un po' fumettistica.

    Ciao Davide

  22. Chiara, hai detto cancro? Tifoserie? Per me è perfetto.
    Provo, con estrema difficoltà, ad essere sintetico su come la vedo:
    la vostra Primavera e quello che l'ha seguita è stata come un lungo coma COSCIENTE dal quale vi siete con fatica e pazienza dolorosamente e orgogliosamente risvegliati.
    L'eterno inverno italiano (mascherato da z-o-c-c-o-l-a estiva) è un lentissimo cancro e le metastasi sono ormai diffuse nel popolo che fa estrema fatica a riconoscersi malato.

    Quelli che si ribellano è alzano la voce, troppo spesso diventano delle specie di star intellettualoidi lontane anch'esse anni luce dal popolo che li ha santificati a nuovi leader.
    Il popolo Italiano ha bisogno di leader, di mister allenatori, di manager, di pastori, di Ciceroni e capetti, di figure e figurine.
    Un cancro radicato nel nostro DNA ben'anche prima del Mascellone Benito.

    Trovo che qui si stia facendo confusione, si mescola il popolo al governo.
    Il popolo italiano è lontano anni luce dalla galassia delle “stelle” che elegge (in più con una legge elettorale incredibile). Si va a votare senza capire.

    In Italia: non si leggono libri, si legge poco e male, si fa il cinepanettone, si guarda San Remo in massa, si parla di calcio di giorno e lo si sogna la notte, i veri artisti sono emarginati, i cervelli fuggono e i vicini si uccidono per il posto macchina.

    Ciliegina su una torta di m….andorle c'è il cancro marsupiale: il Vaticano.

    Io ho spento la TV da ormai quasi tre anni, ai miei colleghi che parlano male di Berlusconi ma guardano le sue TV dico che sono dei fessi, che dovrebbero andare su wikipedia, cercare “banca Rasini” e poi almeno, se non riescono a spegnere la TV, cambiare canale.
    Alla mensa di lavoro se c'è il calcio in TV mi tiro l'odio addosso perché comincio a dire che chi crede che ci sia ancora del vero nei risultati delle partite è un fesso a meno che non va a vedere le partite di periferia.
    Voglio vedere anche il rugby perdio, si può???

    L'unico modo per combattere il cancro è diventare dei piccoli cancri di questo sistema magmatico, cominciando dal nostro piccolo.
    Poi insegnare ad essere IPERcritici ai nostri figli.
    Il movimento deve partire da noi, dal popolo.
    Basta scegliere leader anche per scaricare le colpe.
    Nonostante non mi sento per niente un eroe ma più una sorta di randagio bastonato incazzato che sbraita con la coda tra le gambe dico che
    dobbiamo fare qualcosa tutti e subito.
    Cominciando dal nostro cervello.
    Sono d'accordo in buona parte anche con @Scialuppe.

  23. @Klara
    A post probabilemnte chiuso, sono d'accordo, gli italiani avranno la loro primavera solo quando troveranno coesione morale, e sarà un bel giorno.
    Anche se,come scrive Roberta De Monticelli nel suo libro “La questione morale” (Raffaello Cortina Editore, 14 euro ben spesi) negli ultimi 500 anni non ci si è riusciti. A causa della spiccata tendenza a perseguire l'interesse personale ad ogni costo appoggiandosi al principe di turno (la ricerca dell “interesse particulare” raccontata da Francesco Guicciardini già nel '500), a causa dell'abitudine alle sudditanza, e dell'effetto della dominante morale cattolica, entrambi fattori deresponsabilizzanti.

    @scialuppe
    Il fatto è che la spaccatura dell'Italia di cui ho scritto non è stata politica, o culturale, ma morale. E questo non può lasciarti indifferente, perché il prezzo l'hai pagato anche tu, e pesantemente.
    Altrimenti dici una cosa vera, l'Italia ha dato il meglio di se quando non era Italia ma signorie e papato. E capisco quello che dici, gli italiani hanno lo scisma nel DNA, dalla caduta dell'impero romano (notevole esempio di aggregazione funzionale, seppure imposta con le armi..) in poi, sono stati sempre spaccati. Guelfi contro Ghibellini, nord contro sud, pisani contro livornesi, milanisti contro interisti, fino a livello di paese e di condominio. Se non sotto il regime di Mussolini.
    Però, prova a decontestualizzare il tuo pensiero, e ti garantisco che si può essere uniti senza la retorica e l'ipocrisia fascista che del resto erano di cartone e finirono cinque minuti dopo Piazzale Loreto.
    Per ironia del destino io per primo sono scisso, tra due culture e modi di pensare molto diversi, in quanto per metà sono italiano e per metà svedese…E se vedo che il popolo italiano è per sua natura diviso o per reazione tendenzialmente apolide, quello svedese invece è molto coeso, orgoglioso della propria bandiera ed identità, e della propria democrazia forte e radicata. Tanto che, per esempio nessuno, evade le tasse perché sarebbe un male per tutti e non un bene per se' stessi.
    In Svezia, credimi, è sempre primavera! Solo che a volte il tempo se ne dimentica!
    E poi la primavera italiana sarebbe bellissima, quanto quella del Botticelli..

  24. @traminer

    Credo che si faccia ancora confusione:
    io aderisco a quanto dice @Scialuppe solo riguardo l'idea di Sciascia.
    La Primavera, la rivoluzione la fa il popolo, il Rinascimento Italiano per il popolo è stato peggiore di quanto si possa immaginare.

    Ad esempio:
    il livello culturale del popolo era decisamente basso, dal momento che gli studi e la cultura erano riservati ad uno strettissimo numero di fortunati;
    – le Accademie erano riservate a pochissimi “illuminati” ed “illustrati” che stabilivano un rapporto di dipendenza (anche sessuale) con i “maestri”;
    – presso le corti e le signorie dominava il lusso, la buona tavola ed il buon vino, una vita spensierata piena di svaghi sociali (musica, balli, passeggiate, ecc.), giochi a carte, conversazioni dotte, incontri sentimentali;
    – per il popolo, al contrario, un nutrimento misero di farina e di legumi, con scarso apporto di proteine;
    – la proprietà era riservata ai veramente ricchi ed i poveri dovevano stare attenti a non incappare nella giustizia, a tal punto che potevano ricevere condanne veramente pesanti, anche corporali;
    – il potere era saldamente nelle mani dei signorotti che accrescevano
    smisuratamente le loro ricchezze difendendole con veri e propri
    “eserciti” di mercenari;
    – la vita nel quotidiano era pericolosa, perché erano in gran numero i ladri, i banditi, gli assassini che vagavano incontrollati per le campagne ma anche nelle città;
    – la lotta religiosa era pesante e facili le accuse di negligenze (non rispettare il Venerdì o le feste comandate, oltre che i digiuni e la pratica dei sacramenti), di mancato rispetto alle regole, di “eresia” ed anche, soprattutto per le donne, di “stregoneria”;
    bastava una accusa al “tribunale dell’inquisizione” per essere trascinati in carcere e dover subire lunghi processi che potevano portare anche alla gogna o addirittura alla morte per impiccagione e in casi estremi al rogo.

    Questo sarebbe il massimo splendore? E per chi? Pochi, pochissimi.

    Riguardo poi la coesione del popolo Svedese: ci sono venti seggi nel parlamento svedese occupati dall'estrema destra xenofoba e ad un tiro di schioppo c'è Oslo, e sappiamo cosa è successo da poco.
    Per non parlare del coperchio che si è finalmente sollevato sulla violenza verso le donne.
    In Italia c'è qualcuno che sbraita, ma sul punto cittadini (fratelli) stranieri è più Primavera da noi che in Svezia, è il nostro popolo che è così.
    La divisione morale di cui parli, per me invece, è stata una delle poche cose positive che sia accaduta e che sta ancora accadendo in Italia. Contrasto, dibattito, riflessione, anche scontro se vuoi, viva il caos da cui poi nasce qualcosa. Non il silenzio polveroso bianco e tombale.

  25. Caro amico Alessandro,

    “In Italia c'è qualcuno che sbraita, ma sul punto cittadini (fratelli) stranieri è più Primavera da noi che in Svezia, è il nostro popolo che è così.”

    Condivido. Si dice ad esempio che i leghisti sono razzisti e poi si scopre che i dirigenti della lega si diplomano in Albania e in Tanzania.

    Ciao Davide

  26. Si dice ad esempio che i leghisti sono razzisti e poi si scopre che i dirigenti della lega si diplomano in Albania e in Tanzania.

    Davide, questo non significa che i leghisti non sono razzisti. Razzisti lo sono ugualmente, solo che in aggiunta sono pure degli stronzi che per il proprio culo passano sopra anche a cio' che predicano da 20 anni. Ma solo per il proprio culo.
    Spero che tornino al 2-3%, la percentuale che si meritano. Non credo che gli stronzi in Italia siano di piu'.

  27. @chiara
    “stronzi” è il minimo… sei una vera signora 😉

    @davide
    ti rispondo qui:
    comedonchisciotte : Trota, Pesce Sega & the Folk Tsunami.

  28. io non credo sia un problema di etnia, gli italiani qua, gli italiani la.. in fondo negli italiani ci sono stati i partigiani gente che è morta per quello che credeva e credimi non voglio fare del qualunquismo…forse è un problema generazionale, un problema nato col consumismo e ametto che nel nostro paese si è radicato benissimo..comunque sta di fatto che la mia generazione che questa generazione che attualmente vive, convive dove sputa, dove c'è proprio chi non vede e c'è chi vede e non reagisce e aspetta e attende, questa generazione appunto è piena di vuoto..questa pigrizia è vile lo riconosco però credo sia figlia di mille attenuanti, gli ideali i semi della libertà sono meno vivi di un tempo forse per colpa di uno ieri dove è successo troppo o forse per colpa di un oggi dove succede troppo poco questo non lo so.. non c'ero nel 68 ma ci sono oggi e da un po' di anni a questa parte, quello che ho imparato ad amare sulla carta si è sempre sciolto al contatto con la realtà, un po' come il comunismo che io non ho vissuto ma credimi che ho amato, dal progetto di marx alle idee di lenin si è poi trasformato nell'oblio umano di stalin..comunque credo che la reazione sia prossima alla fine è la sofferenza il motore di tutto triste ma vero..

  29. @ Alessandro Porta

    Caro amico Alessandro,
    sono stato assente alcuni giorni, ma non intendevo essere scortese e lasciar cadere nel vuoto la tua replica.
    Sono d'accordo con quanto scrivi nella prima parte del tuo post. L'italia ha visto il suo massimo splendore sotto il governo di signori, signorotti, duchi, arciduchi e papi e quello splendore non riguardava il popolo, ma la mia era solo una risposta a Scialuppe, forse troppo sintetica o poco chiara, colpa mia.
    Vorrei solo aggiungere che la situazione a ben vedere non è cambiata, lo splendore italiano oggi si chiama alta moda o Ferrari, ma è sempre un prodotto destinato ad un'elite… Per il popolo è ancora inverno.

    Sulla seconda parte del post invece….Non so, conoscere una realtà e leggerne sui giornali sono cose diverse.
    Nel Riksdagen, il parlamento svedese, ci sono 19 rappresentanti di Sverigedemokraterna, il giovane movimento della destra xenofoba, è vero. Purtroppo questi movimenti negli ultimi anni sono cresciuti in tutta Europa, vedi Jobbik in casa di Klara, ma vedi anche in Grecia, Olanda, Francia.. Però nel Riksdagen ci sono anche i 19 seggi del Vänsterpartiet (comunisti) e 25 seggi del Miljöpartiet (i verdi). Ed in Italia? In Italia invece ci sono stati non solo in parlamento, ma alle massime cariche del governo, fascisti veri, filo-repubblichini, e quelli della Lega nord xenofoba. E non si è trattato proprio di due che sbraitavano, visto che hanno approvato le leggi sui respingimenti, sul reato di clandestinità, ed hanno negato il diritto all'assistenza medica a quella umanità considerata non tale, importata nel paese in schiavitù per raccogliere i pomodori a costo zero e per venderne il corpo sulle strade di periferia. Per quello che mi risulta, in Svezia gli immigrati continuano a poter frequentare gratuitamente la scuola di lingua, corsi di formazione professionale, e finché studiano hanno sussidi e casa gratis.

    Ad un tiro di schioppo c'è Oslo, o meglio Utøya, dove è successo che un pazzo in preda a delirio neonazista ha fatto una strage di ragazzi. Poco tempo dopo almeno 40.000 persone si sono ritrovate in piazza in tutto il paese per esprimere pubblicamente e pacificamente il proprio rifiuto a quell'uomo ed al suo gesto, per ricordare le vittime, per cantare insieme ed insieme ritrovare la forza e la solidarietà di popolo. Quanti italiani hanno rivolto anche solo un pensiero a quei richiedenti asilo che i respingimenti operati non in preda a delirio razzista ma ex-lege dal governo italiano hanno rimandato a morire di botte e di stupri nelle mani degli “amici” libici? A quei ragazzi massacrati nel corpo e nello spirito dalla polizia nelle notti della scuola Diaz e del carcere di Bolzaneto? A quegli sconosciuti morti nelle stragi di stato (Bologna, piazza Fontana, Ustica) insabbiate dall'indifferenza di un popolo che non ha voluto sapere? A quegli Italiani morti per stragi di mafia..
    Quando gli Italiani si sentiranno a disagio per tutto questo, quando non tollereranno che 320 parlamentari che li rappresentano si dichiarino convinti che una minorenne marocchina che sta inguaiando il capo del governo fosse la nipote di un capo di stato egiziano per salvare il culo del capo stesso, quando capiranno quanto questo episodio sia stato un affronto grave ai fondamenti della democrazia, quel giorno sarà primavera in Italia!
    Su queste cose la spaccatura morale è intollerabile, certe violazioni della dignità, della libertà e della vita sono un offesa per tutti, non c'è un pro e contro su cui discutere come se fosse la politica fiscale o la legge elettorale.
    Questo volevo dire, conosco benissimo la grande umanità ed il grande valore di tantissimi Italiani, ma per tornare al topic iniziale, è Primavera, come ci ha raccontato Klara, quando un popolo intero si sveglia con in mente il bene comune, sennò siamo tutti Masaniello..
    Per quanto riguarda la violenza sulle donne, spero tu non alluda ai libri di Stieg Larsson!? Belli, ma sono racconti..
    Saluti,
    Traminer